di Giuseppe Porro
Quante volte abbiamo scritto “finalmente” “è fatta” “ci siamo” poi si è dovuti ripartire da capo o quasi. La telenovela stadio della Roma, perche di telenovela si parla, si arricchisce di un nuovo capitolo che sembrerebbe (e il condizionale e d’obbligo, specialmente in questo caso) di nuovo in dirittura di arrivo, anche se ci duole ricordarlo parliamo solamente della posa della prima pietra. La fine giuridica della contesa aprirà poi l’inizio dei lavori per la costruzione vera e propria dello stadio, che come minimo porterà via altri due anni prima di vedere realizzato un sogno che sta diventando un incubo, da qualsiasi lato si guardi la storia pro o contro.
Nulla osta
Anni di carte e parole, il nome di una burocrazia lenta e tipicamente italiana (si è partiti nel lontano 2012 con Alemanno sindaco). Otto anni di nulla, se non chiacchiere; plastici; presentazioni in pompa magna, e nemmeno un cantiere, ricordando che in otto anni è stato edificato l’Anfiteatro Flavio, giunto ai nostri giorni con il nome di Colosseo ed ancora oggi (appena 1940 anni di età, portati egregiamente) li a ricordare la grandezza di Roma, che nei secoli hanno perso lo smalto e la vena politica dei tempi antichi, ma andiamo per ordine. Il 7 luglio è arrivato il nulla osta dei tecnici, manca il voto compatto della giunta capitolina (almeno dei consiglieri pentastellati) che la Sindaca Raggi cercherà di portare a casa andando in aula il prima possibile, anche in chiave mandato che scadrà l’anno prossimo e che potrebbe essere un buon biglietto da visita in caso positivo, oppure un boomerang in caso negativo, proprio in caso di un’eventuale ricandidatura della sindaca stessa.
Cronistoria
Abbiamo ricordato la partenza (2012 giunta Alemanno) con tanto annuncio di fine lavori nel 2016 e Francesco Totti ad inaugurare. 2014 (giunta Marino) si svela al pubblico il plastico con tanto di glorie giallorosse come Conti e Falcao. 2015 arrivano le 8000 pagine del progetto e trovano delle incongruenze con i tecnici del comune, nel frattempo finisce l’era Marino (sfiduciato dai suoi). Arriva il prefetto Tronca che blocca l’iter, non può essere un commissario a decidere dove la politica deve decidere. Inizia l’era Raggi (2016) ed iniziano una serie di battaglie tra: no; si; assessori dimissionari; tagli di cubature; tribune vincolo del Mibact; competenze di politecnici; ponti si ponti no e dulcis in fondo un inchiesta giudiziaria che sembra seppellire il tutto. 2020 i giorni nostri, arriva il nulla osta, ora la parola passa all’Aula Giulio Cesare, dove (almeno sembra) il parere dovrebbe essere positivo per mettere finalmente la parola fine (inizio) a questa epopea giallorossa. Sarà la volta buona? Chi vivrà vedrà.