(di Luca Lippi e Giuseppe Porro)
Ieri l’altro, in gran segreto finalmente i Friedkin sono sbarcati a Roma e più precisamente in quel di Trigoria per prendere il polso della situazione e conoscere lo staff che lavorerà al nuovo progetto dei nuovi tycoon americani, ma andiamo a conoscere meglio il Friedkin Group e come andrà ad operare nella nuova Roma che sta per nascere.
Dan (Thomas Daniel) Friedkin, uno dei tre fratelli del meno noto ai tifosi Friedkin Group, è il neo proprietario (insieme ai fratelli) della ASRoma. Ryan Friedkin, figlio di Dan, sarà il probabile plenipotenziario e ‘gestore’ in rappresentanza della venticinquesima proprietà dello storico club capitolino. Dal resort da 20 mila euro al giorno presso Ladispoli, cominciano a trapelare le prime voci dei neo proprietari, ma quello che conta sono le conferenze stampa.
Il prezzo pagato per l’acquisizione degli asset del club giallorosso nella proprietà di Pallotta è stato 591 milioni di dollari, a questo devono aggiungersi altre risorse finanziarie per l’acquisto delle restanti quote azionarie sul mercato (OPA).
Secondo un complicato calcolo di ricapitalizzazione prudenziale, i nuovi proprietari dovrebbero accendere un flusso di cassa di 36 milioni di euro per 7 anni solo per giustificare l’impegno finanziario di cui sopra. Detto questo, è piuttosto normale credere che le aspettative di pancia dei tifosi non hanno alcun collegamento con le dinamiche finanziarie e gestionali del club capitolino. Ovviamente i nuovi proprietari non sono sbarcati a Fiumicino per fare della beneficienza, è ovvio che lo scopo sociale è quello di valorizzare e far crescere il loro investimento, ma è piuttosto ragionevole non nutrire risultati immediati perché ogni azienda che si rispetti produce ricavi e migliora le sue potenzialità produttive seguendo degli step consolidanti e prudenziali per la cassa.
La ASRoma, così come altri club, hanno una storia di perdite ininterrotta. Il monte ingaggi non è sempre in linea con i ricavi e questo produce perdite consolidate che si possono compensare solamente con continue qualificazioni ai tornei europei e soprattutto un cammino positivo al loro interno. Per tutto il resto, bisogna rendere conto al Fair Play Finanziario e al fatto che i risultati devono essere conquistati sul campo confrontandosi con squadre che hanno lo stesso obiettivo.
Pallotta ha dovuto fronteggiare la costante perdita dei flussi di cassa con delle cessioni importanti, elemento che ha procurato malanimo nella tifoseria, ma non aveva certo altra scelta. Forse un azionariato popolare potrebbe far comprendere a portatori di bandiere che gestire una società di calcio non è proprio un gioco da tavolo.
Con molta probabilità anche la nuova proprietà seguirà le medesime strategie dei vecchi proprietari. Basta entrare nell’ottica che prima di effettuare acquisti, Friedkin dovrà impostare una importante campagna cessioni allo scopo di allineare il monte ingaggi alla potenzialità di produrre ricavi.
Ma quali sono questi ricavi (rubricati tra i ‘ricorrenti’)? Sono biglietteria, abbonamenti, sponsor, merchandising. Friedkin dovrà necessariamente aumentarli per compensare il costo dei calciatori sul mercato. Finché non succederà questo, nessun proprietario di nessun club al mondo sarà mai gradito alle tifoserie, e finché non si capisce questo semplice meccanismo nessun tifoso sarà mai in grado di intervenire intelligentemente nella valutazione gestionale della propria squadra del cuore.
Qual è l’impresa di Friedkin nei prossimi mesi? Prima di tutto aumentare il numero di tifosi, seguitori, simpatizzanti e appassionati della ASRoma. Rimanendo terra terra e usando un parametro comprensibile a tutti dall’alto al basso, allo stato dell’arte la Roma ha 9,4 milioni di like su Facebook. Calcolando che la Juventus ne ha 42 milioni, Milan e Inter 25 milioni andando in Europa il Manchester United ne ha 73 milioni, Barcellona 103 e Real Madrid 111 milioni, abbiamo la foto immediata della capacità attuale di generare ricavi extra sportivi da parte della ASRoma rispetto alle altre squadre che sono in competizione per agguantare l’appetitoso bottino di ricavi necessario e sufficiente per sopravvivere dignitosamente.
Poi ci sono anche i ricavi da stadio, ma è chiaro che finché la società non avrà il suo stadio, non sarà mai sufficientemente competitiva con le altre squadre europee e, una su tutte, l’attuale detentrice dello scudetto del campionato appena concluso fortunosamente. In ogni caso i ricavi da stadio non sono mai ricavi ricorrenti, dipendono troppo dalla partecipazione alle competizioni europee. Quest’ultima non è mai scontata! Per creare valore finanziario è necessario trasformare il club in una macchina capace di generare ricavi ricorrenti e non dipendenti dall’imprevedibilità del risultato sportivo.
Cosa può fare Friedkin allo stato attuale? Molto semplice, quello che faceva Pallotta; affidare l’immediata operatività al player trading, sviluppando la capacità di investire in calciatori giovani e poco conosciuti, valorizzarli e cederli, generando plusvalenze e flussi di cassa importanti. Se poi a tutto questo si aggiunge la capacità di affermarsi costantemente nelle competizioni europee (ma a questo pensano anche gli altri club) tutto diventa facile.
Ovviamente i nuovi proprietari devono lavorare sui ricavi ricorrenti, per questo è necessaria una grande capacità manageriale, prima ancora che finanziaria, per questo ci vogliono anni, che si sommano agli anni necessari a sistemare in campo una squadra competitiva, con giocatori per i quali sia possibile garantire ingaggi motivanti e soddisfacenti a rimanere.
Senza tutto questo hai voglia a scrivere striscioni di protesta. La Roma ha un esercito di poco meno di 10 milioni di tifosi a tirare la corda, se dall’altra parte ce ne sono 25 milioni, hai voglia a tirare.