(di Luca Lippi e Giuseppe Porro)
Il valzer delle punte tanto decantato non ha preso il via, lasciando De Laurentiis con il cerino in mano. Milik resta da separato in casa con la possibilità di accasarsi gennaio dove vuole a parametro zero. Dzeko resta alla Roma da inquieto, ma questo è solo l’ultimo dei problemi della società giallorossa, mentre la Juventus piazza il colpo Morata che torna sul luogo del delitto. Ma analizziamo i conti e le conseguenze di tutto ciò.
Dzeko, a detta dei quotidiani sportivi, sembra non trovare pace. In realtà, basta guardare la situazione dei conti generali per capire che nessuno ha mai fatto valigie.
Tutta la serie A perde tra gli 8 e i 9 milioni di euro A GIORNATA. La causa principale è la chiusura degli stadi al pubblico pagante almeno fino al 7 ottobre, data di scadenza del DPCM. La soluzione di aprire a 1000 tifosi non cambia nulla, è solo una forzatura.
La soluzione per le società di calcio sarebbe quella di cedere il patrimonio tecnico, i cosiddetti beni strumentali che sono anche i dipendenti, cioè i giocatori. Tuttavia non si può neanche credere che si possa cedere un attaccante senza trovarne un’adeguata contropartita tecnica oltre che economica.
Quello che deve entrare nella testa dei tifosi è che oggi le operazioni di mercato non saranno mai tecniche ma esclusivamente economiche. Acceso questo faro sulla scena, ecco qualche spunto per dirimere la questione. Tutte le squadre devono recuperare la perdita enorme da ricavi diretti tagliando drasticamente i costi per stipendi e per ammortamenti. La Juventus, nell’ottica di riduzione del costo dei suoi beni strumentali (calciatori) aveva individuato in Higuain la dote sacrificabile. Il costo del campione argentino per le zebre era di 30 milioni di euro annui tra stipendio lordo e ammortamento del cartellino. Per quanto riguarda Dzeko, ancora nella proprietà della Roma, il costo è di 20 milioni di euro l’anno. Questo era, nelle intenzioni della Juve, lo scambio da fare.
Non esiste un vero e proprio problema di costo del cartellino, quest’ultimo può essere diluito con diverse forme di pagamento. Per la Juventus Dzeko ha rappresentato la possibilità di tagliare 10 milioni annui di costi. Tuttavia la Roma non può certo sacrificare una contropartita tecnica, adeguata anche economicamente. Contropartita individuata in Milik ma il polacco non aveva alcuna intenzione di rimanere a giocare nel nostro campionato. Inoltre la Juve ha trovato la soluzione con Morata ormai alleggerita la posizione di Higuain.
Detto questo, non profilandosi all’orizzonte un’operazione di eliminazione del costo (non del giocatore) di Dzeko, perché tutte le società sono nella medesima lunghezza d’onda, possiamo tranquillamente confermare che il bosniaco non può che onorare il suo contratto in giallorosso.
La triste realtà non è il fatto che il capitano resti nello spogliatoio capitolino, probabilmente non è affatto un male data la situazione tecnica della squadra in campo. Poi ci sarebbero da risolvere le tensioni con l’allenatore, ma queste sono questioni di altra natura. Il problema più grande è che nel mondo dei debiti il sistema di ripianarli con altri debiti ha innescato la deriva di un coacervo di costi che si rincorrono, moltiplicandosi, finché non avverrà una reale ristrutturazione del sistema calcio.
Allo stato dell’arte, la serie A accumula perdite giornaliere di un milione di euro, e perdite globali per oltre 4 miliardi. Giocatori e ingaggi assorbono come spugne l’85% dei ricavi da stadio e da diritti TV. Potete immaginare che le limitazioni e i danni della crisi epidemica non possono che aggravare la situazione. Il dito rappresenta Dzeko, Milik la Roma e la Juventus, ma la luna sono le perdite incontrollabili che minano la sopravvivenza della lega.
Di questo passo non riusciremo a reggere il confronto con i migliori campionati europei, che hanno nei club anche gli introiti del merchandising e degli stadi di proprietà. Il nostro campionato resterà il cimitero degli elefanti dove troveremo solo ex campioni che verranno a svernare. l’Eldorado del calcio italiano è ormai un lontano ricordo.