di Gianni Massaro
Primo tempo al semi-sonnifero, ferocia e cattiveria agonistica carenti.
È Inter che dipende fortemente da Lukaku, non è novità.
Distillato in camomilla, blande le proprietà sedative. La tempesta del gol si scatena nel secondo tempo.
Quattro gol in quaranta minuti, due a testa, il belga imprescindibile, mette a segno due zampate leste, da sviluppi di arrembaggio convulso la prima firma, la seconda in purissimo “arrangiamento” da rapace d’area di rigore; non brillando per continuità riesce ad essere ugualmente fattore stradecisivo dopo la pedata prolifica stracittadina.
Ardua operazione contrastarlo quando entra in possesso della sfera, aggiunge peso specifico, divide il proscenio offensivo distintamente con Lautaro, spalle alla porte prende posizione in maniera egregia, distribuisce il gioco e il pericolo, finalizza e riempie di panico i difendenti antagonisti al dilatarsi di campo. Proprio la progressione è sua alleata importante, in grado di importunare le certezze rivali, unita a buonissimo fiuto del gol e ottima visione della porta.
Contro i teutonici è gestione meno lucida, mentalmente, e fisicamente, dei padroni di casa. Pesano tanto le assenze, sostituzioni ridotte.
Vidal causa di VAR, tra uomo perso e uomo steso, episodi nocivi.
Subisce poco, il club contiano, ma non sa incassar bene. Il Borussia affonda e tramortisce, con freddezza e senso prolifico di prominente grado.
Ci si riscalda nell’avvicinarsi al cuore della notte, parzialmente ottenebrata marcia nerazzurra, mentre tutto intorno è gelido.
Nelle energie e nella forza d’urto vi è minor tono, seppur lo spartito è comunque indirizzato dagli uomini interisti, per una sinfonia lievemente incostante.
La sensazione è che nulla sia ancora in bilico nel girone, ma riecheggia più o meno flebilmente l’amaro ricordo dello scorso anno, con la sfida inaugurale di coppa, alla Scala del calcio, pareggiata con lo Slavia Praga.
Chi ben comincia.