di Daniele Izzo
Simone Inzaghi ritroverà, dopo la negatività al tampone, il centrocampista calcisticamente più paradossale dell’intero campionato. Il giocatore da lui più migliorato: Luis Alberto Romero Alconchel, o, più semplicemente, Luis Alberto. Il giocatore in grado di racchiudere all’interno della personale sfera emotivo – espressiva l’anima di un dieci del passato e la costanza fisica caratterizzante il calcio moderno.
In uno sport dominato sempre più dalla ricerca dell’eccezionalità fisica, da corpi che paiono progettati per l’atletica e prestati al mondo del pallone, è impossibile rimanere indifferenti al calciatore che riesce a imporre ancora la propria superiorità attraverso l’uso esclusivo della tecnica applicata a un pensiero calcistico superiore. È impossibile rimanere indifferenti a Luis Alberto. Il giocatore, che oggi vediamo illuminare i verdi prati di tutta Italia con ondeggianti movimenti, uso sistematico della suola e spasmodica ricerca del fendente verticale, è logico contradditorio tra esigenza atletica del calcio moderno e passione calcistica del passato. Se da una parte, infatti, l’andaluso è in grado di assorbire i più svariati compiti tattici, dall’impostazione alla rifinitura passando per l’interdizione, dall’altra è reincarnazione di quella classe leggiadra, caratteristica dei grandi numeri dieci della storia del calcio, tesa alla ricerca del gesto tecnico utile alla squadra.
E pensare che, solamente qualche anno fa, Luis Alberto voleva appendere gli scarpini al chiodo, appesantito da una crisi psicologica che non gli permetteva di vedere luce nel suo futuro calcistico. Qui entrò in gioco Simone Inzaghi. Una prima stagione passata nelle retrovie, a studiare all’ombra di Felipe Anderson e Keita Balde; dopo di che rinascita e consacrazione: complice un infortunio pre-stagione del 7 brasiliano, Luis Alberto si trova in pianta stabile come spalla d’attacco di Ciro Immobile, con numeri incredibili. La stagione successiva, tuttavia, regista l’arrivo di Joaquin Correa e l’esigenza, per il tecnico piacentino, di farli coesistere. Qui, l’illuminazione: Luis Alberto mezz’ala. Un vero e proprio capolavoro intuitivo di Simone Inzaghi. Capace di piegare a proprio piacimento tempi e spazi di gioco, il centrocampista andaluso colleziona 16 assist, 6 gol e una precisione di passaggio che viaggia intorno all’87%. Numeri di un tutto-campista capace di imporre gioco, accelerando o decelerando i ritmi della squadra.
Nel disastrato panorama calcistico post-Covid19, insomma, composto di stadi vuoti, battaglie istituzionali, protocolli e inchieste, Luis Alberto è inconsapevole portabandiera di una comunicazione che ha l’esigenza di tornare a porre l’accento sul gesto tecnico.