(di Giuseppe Porro)
Nella serata più importante degli ultimi tempi per la Repubblica Italiana, tra DPCM, autocertificazioni e in piena crisi di governo, la Roma ruba la scena alla politica dando vita ad uno spettacolo osceno quasi peggiore di quello che si stava svolgendo al Senato.
Come in un flashback la Roma rivive la stessa gara di poco più di cinque anni fa (dicembre 2015), stesso avversario; stessa competizione e stesso risultato. I giallorossi di Garcia (arrivato in quella gara al capolinea) vennero eliminati dalla Coppa Italia dallo Spezia perdendo ai rigori per 4-2 sempre allo Stadio Olimpico.
Il paradosso è che la Roma di oggi è riuscita a fare peggio, andando a violare il regolamento per la seconda volta (allontanati Gombar e Zubiria) in questa stagione dopo la lista di Verona, riuscendo ad effettuare sei sostituzioni nella confusione generale.
In questa situazione paradossale tra flashback e sliding doors; colpi di scena e silenzi assensi; voci e verità, che andremo a valutare giorno dopo giorno, la Roma stabilisce un record negativo dietro l’altro, il tutto non fa altro che deridere una tifoseria intera da tutto il mondo.
Infatti ai tifosi, e non solo in questo momento cadono le braccia per tutto quello che sta succedendo. Tutto creato dalla debacle del derby, e poi la successiva sconfitta con lo Spezia, confusione mentale che la “piazza” e i social ingigantiscono in maniera esponenziale come solo a Roma succede.
La squadra, che ricordiamo e terza in classifica è tornata in discussione, la guida tecnica pure e il presidente idem. Potere dei social che tornano a ruggire in modo negativo contro una squadra che non ha buttato la stagione anzi.
L’unica cosa ora è rimboccarsi le maniche a partire da Thiago Pinto che dovrà immergersi nel caos che genera la Roma, caos e amore che non genera nessuna squadra al mondo, buon lavoro Pinto.