di Daniele Craviotto
La Sampdoria proprio non riesce a fare completamente contento il suo allenatore. Ranieri, prima della sfida con la Fiorentina, aveva nuovamente denunciato una mancanza di continuità della propria squadra nelle partite. Una squadra troppo <attacca e stacca>, che non riesce a tenere nei medesimi binari, l’incontro che disputa per 90 minuti. In questo girone di ritorno, 3 sono le giornate disputate. Tutte quante hanno un comune denominatore: l’intermittenza. Primi tempi giocati discretamente con Benevento e toscani; secondo tempo contro la Juventus. Problema già rinvenuto nell’intero girone d’andata. A fine partita sempre mister Ranieri ha parlato di qualità unita all’equilibrio. Sicuramente la prima, dalla cintola in su, è presente nei blucerchiati per l’obiettivo dichiarato (salvezza tranquilla). Ieri il doppio cambio ha confezionato il gol vittoria, come l’entrata di Damsgaard aveva fornito l’assist del pareggio una settimana fa. Problema rimane l’equilibrio che, complice anche una difesa un po’ ballerina (20 giornate su 22 disputate la Samp ha subito gol), stenta a vedersi. Tuttavia la buona stagione di Audero e i gol fatti, portano il Doria al 10°posto con 30 punti (scorso campionato per vedere il 3 nelle decine c’erano volute 30 giornate) con 15 punti di vantaggio sulla zona rossa (in attesa del Parma a Verona). L’allenatore testaccino aveva chiesto, dopo la Juventus, nelle 5 partite successive, la conoscenza di se stessi e capire cosa si volesse fare in questa stagione. Ecco l’ottavo posto (che equivale a saltare due turni di coppa il prossimo anno) dista 4 punti. Non impossibile per sognare. Però per renderlo realtà e non doversi nuovamente guardare indietro, manca solo un ingrediente, sempre il solito: cambiare passo sotto l’aspetto della continuità. Ora la Sampdoria ha l’obbligo di provarci.