di Daniele Craviotto
Per la Sampdoria ennesimo confronto amaro contro il Cagliari, quello andata in scena a Marassi. I blucerchiati si gettano via negli ultimi secondi, lasciando sul campo due punti che con grande fatica si univano a quello ottenuto al fischio finale. Una Samp poco incisiva per quasi tutto l’incontrò, ma che, tuttavia, aveva trovato il modo di ribaltare l’iniziale svantaggio. Per farlo sono serviti due siluri creati nel suo unico momento di velocità di possesso. Sembrava fatta e invece…ancora una volta la beffa. Questa sindrome da Paperino contro i sardi, cela in realtà una nuova figura riassociabile a questo mondo. Il riferimento è al cugino. No, non Gastone, bensì Paperoga. Il motivo è che sembra che il Doria abbia il brutto vizio di rovinare tutto con errori grossolani e facilmente evitabili. Capitò con il liscio di Viviano su un pallone semplice nel 2016; il rigore fatto tirare al giovane Kownacki nel 2018 pur avendo due esperti nei rigori come Defrel e Bruno Fernandes in campo; la non marcatura stretta dei 194 cm di Cerri, su palla, alta lo scorso anno all’ultimo secondo. A questo si aggiunge, dopo questa partita, si aggiunge la folle gestione del proprio ultimo possesso e delle conseguenze. Audero che rinvia, incautamente, un pallone centrale invece di buttarlo lontano in fallo laterale, nuovamente completa libertà a Cerri di spizzare, poca aggressività su Pavoletti che appoggia. Certo un po’di Paperino lo troviamo con la deviazione di Yoshida sul tiro di Nainggolan, che quando vede blucerchiato si scatena in gran gol con missili da fuori area (ne segnò di simili anche con le maglie di Inter e Roma sempre alla Samp). Ora la Sampdoria si trova di fronte a due sfide cruciali prima della sosta e, soprattutto, non dovrà fallire quella in casa con il Torino momentaneamente terzultimo. La testa deve ripulirsi subito dell’accaduto, per provare un’impresa al Dall’Ara che manca dal 2003 e dare un’impennata importante nella sua corsa prima del confronto diretto con i granata. Questo dovrà essere fatto ricordandosi questa ennesima lezione e provando a impararla. Tutti ricordano la frase celebre di un personaggio piuttosto noto a Bogliasco, Vujadin Boškov, corrispondente a «Rigore è quando arbitro fischia». In realtà ne utilizzò anche un’altra che il Doria farà bene a ricordare, ovvero «Partita finisce quando arbitro fischia». Soprattutto contro il Cagliari.