(di Gianluca Guarnieri) L’8 aprile non sarà mai una data come le altre per i tifosi della Roma. 66 anni fa, infatti, nacque uno dei simboli assoluti del club di Piazzale Dino Viola, un Capitano speciale, unico e particolare, capace di affascinare anche le generazioni più giovani, che non lo videro mai giocare e portare quei gradi, quella fascia al braccio, con fierezza, orgoglio ed eleganza. Agostino Di Bartolomei è ancora oggi un capitano con la “C” maiuscola: leader silenzioso, lontano anni luce dalla figura attuale del calciatore, sempre più “influencer” e sempre meno “bandiera”, uomo profondo e di letture eleganti, a proprio agio nelle conversazioni su politica e filosofia, arte e cultura senza battere ciglio, senza le ovvietà del mondo del calcio. “Ago” come era chiamato da tutti era un centrocampista classico, di grande visione di gioco ed eleganza, dotato di una rara potenza di tiro e di una precisione millimetrica, che nel calcio di quei lontani anni ’70 balzò immediatamente allo sguardo e all’attenzione di molti tecnici. Chi ne fece suo esecutore in campo fu Nils Liedholm, che comprese immediatamente la forza di questo taciturno ragazzo di Tor Marancia, quartiere popolare di Roma sud, consegnandogli le chiavi del suo centrocampo al posto del “traditore” Cordova, passato per dispetto alla Lazio .” Dibba” lo ripagò alla grande dimostrandosi più maturo dei suoi 20 anni o poco più, segnando goal a ripetizione (per un centrocampista) in una squadra giallorossa invischiata nella lotta per non retrocedere. Sembravano ancora tempi cupi, ma all’indomani di una salvezza disperata in un Roma-Atalanta per cuori forti la società passo da Gaetano Anzalone a Dino Viola, e il destino fino ad allora scarso di soddisfazioni, mutò. Torno il “Barone” da Milano dove era andato a vincere lo scudetto della “Stella” e la Roma cominciò ad ingranare e a vincere con un nuovo modo di stare in campo, ovvero a “zona”, vera e propria rivoluzione nell’asfittico panorama del calcio italiano. “Ago” venne affiancato da tanti campioni e quel centrocampo divenne stellare con i vari Falcao, Ancelotti, Bruno Conti, Cerezo come tante gemme in uno scrigno. Vennero tanti trionfi, uno scudetto meraviglioso e qualche dolore, e quello più grande in quel 30 maggio 1984 che segnò la vita di molti di noi. A lui si sono ispirati cineasti, si sono prodotti documentari e libri. In fin dei conti lui è sempre stato “l’uomo in più” e artisti come Francesco De Gregori lo hanno usato come modello per uno dei suoi capolavori indiscussi, nella struggente “Leva calcistica della classe ’68”. Ago ci manca, come mancano i suoi silenzi, la sua mancanza di banalità che si troverebbe a disagio nell’attuale mondo del calcio, sempre più privo di umanità e ricco di comportamenti censurabili. Lui, di atteggiamenti ne aveva ben altri, come quello di rivolgersi al direttore di gara con le braccia riposte dietro la schiena, segno di rispetto e di educazione, come solo i grandi Capitani di un tempo che fu. Altra classe. Altri uomini.
Auguri, caro Capitan Agostino Di Bartolomei.