Nicola Ciacciarelli
Solo un pari per Madama a Firenze e la corsa Champions si fa ancor più complicata. La magia di Morata in apertura di ripresa evita la sesta sconfitta in campionato, ma non può soddisfare una squadra ormai lontanissima parente della dominatrice assoluta degli ultimi anni.
Pirlo opta per un classico 3-5-2 con De Ligt-Bonucci-Chiellini in difesa, mentre a centrocampo Ramsey dovrebbe far da raccordo tra i due reparti. La volontà è quella di mettersi a specchio rispetto ai viola e vincere i duelli diretti in mediana. Succede l’opposto. Amrabat, con Pulgar e Castrovilli, dominano. Juve impaurita. In rapida successione tre occasioni per la Fiorentina. Fino allo scorso anno i bianconeri avrebbero reagito, sfruttando la mancata concretezza dell’avversario. Invece no. La Juve non c’è mentalmente. Lo dimostra Rabiot allargando il braccio e toccando il pallone in area. Un gesto gratuito, quanto folle che regala il meritato vantaggio ai viola (Vlahovic dal dischetto). La reazione è impalpabile e non potrebbe essere altrimenti. I bianconeri non si muovono senza palla e se qualcuno, seppur raramente, attacca gli spazi non è servito. Sul finire di tempo arriva l’unica chance che, un sempre più deludente Ramsey, spreca mandando a lato.
Il mister riconosce i suoi errori ed attinge dalla panchina, cambiando anche modulo. Morata e Kulusevski per Bonucci e Dybala. Si passa ad un 4-3-3 spurio, con Cristiano che parte da sinistra per poi avvicinarsi a Morata. Lo spagnolo con un colpo di genio impatta il risultato. La Juve cresce e la Fiorentina, a poco a poco, lascia l’iniziativa alla Juve che come al solito si affida ai dribbling di Cuadrado per creare i maggiori pericoli. La grande occasione l’avrebbe CR7, ma il periodo non è dei migliori. Si avventa su un bel cross di Kulusevski, ma sfiora solo il pallone. Chance mancata a 6 minuti dal 90′. Il portoghese anche oggi incide zero sulla prestazione della squadra e viene da chiedersi se non sarebbe più utile un suo impiego a gara in corsa.
La gara del Franchi lascia in eredità tanti interrogativi e dubbi. Le certezze ci sono, ma quasi tutte in negativo. La Juve va a tratti, regala tempi interi all’avversario di turno e sembra soffrire più che in passato i momenti in cui non ha il pallino del gioco. Non resiste, si innervosisce quando si accorge che il piano partita prestabilito non funziona e difficilmente fa sue gare sporche. A cinque giornate dal termine sembra difficile cambiar rotta e il posto in Champions, per questo, è fortemente a rischio.