Ottobre ’46: i debuttanti fermano gli eroi

Posted By on Ott 16, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

È il 6 ottobre del 1946. In quegli anni questo mese coincideva con l’ arrivo del freddo (e non il prolungamento dell’estate). Era da quasi un anno e mezzo terminata la nostra guerra (o sarebbe meglio dire la nostra disfatta) e le sole macerie facevano da contorno alla neonata Repubblica Italiana. Un parto difficile e travagliato che lasciava ancora profonde lacerazioni nei suoi cittadini. E cosa meglio del calcio poteva riaccenderne la passione e il vigore per affrontare quella che sarà la nostra ripartenza? Tra l’altro con il primo campionato a girone unico post bellico. E si sa, sono le belle favole che ci fanno amare ed emozionare per uno sport. Proprio in questa data ne prese forma una. Vi presento i suoi protagonisti. Il primo è noto a chiunque sia appassionato del pallone calciato con i piedi. È il Torino degli invincibili formato dai vari Bacigalupo, Loik, Ossola, i due Ballarin e così via in una filastrocca che i tifosi granata conoscono a memoria ormai da 3-4 generazioni. Soprattutto è il Toro di Valentino Mazzola, vero spauracchio per qualsiasi difesa lo affronti. Una corazzata che l’anno prima aveva vinto il primo titolo del quinquennio d’oro. Al suo cospetto si presenta una neonata debuttante che la settimana successiva compirà i due mesi di vita. Il suo nome è Sampdoria. Nata da due compagini genovesi (la SAMPierdarenese e l’Andrea DORIA), quindi di sangue ligure, con una maglia che negli anni moltissimi sportivi avranno modo di conoscere e apprezzare. Tutta blu e fasciata orizzontalmente da due strisce bianche divise da una rossa e una nera. I colori delle squadre fondatrici. Questo mix cromatico si scontra contro il granitico granata dei piemontesi. Lo stadio, che fa da cornice al tutto, non ha bisogno di alcuna presentazione. È il Filadelfia: la culla del Grande Torino di quegli anni. Molta è la curiosità di vedere come questa nuova squadra debutterà in questo mitico fortino. Comprensibile come, molto probabilmente, agli occhi dei supporters torinisti la Samp appaia poco temibile. Tuttavia la Liguria già aveva giocato un bello scherzetto due anni prima, quando i Vigili del Fuoco di La Spezia avevano piegato incredibilmente proprio i granata andando a conquistare un titolo tardamente riconosciuto, ma mai equiparato allo scudetto. La partita inizia e superata da due minuti la mezz’ora avviene quello che tutti pronosticavano. Gol di Valentino Mazzola e la resistenza doriana viene spezzata. O almeno così sembra. Il Filadelfia si infiamma e crede che il più sia fatto. “Loik o Gabetto? O raddoppierà ancora Valentino”. Questo serpeggia nell’aria, ma il Doria resiste e tiene il singolo svantaggio fino all’intervallo. “Bravini i nuovi genovesi, ma nel secondo chiudiamo il discorso e via” é ciò che probabilmente balena nella testa dello stadio. E invece no. Minuto 55 uno del trio BA sampdoriano, composto da Bassetto-Barsanti-Baldini, trova il pari. È proprio quest’ultimo a siglare la rete. Si infuria il Toro, ma così facendo cade nella rete del Baciccia genovese che lo imbriglierà fino a tempo scaduto. Il Filadelfia è incredulo. I blucerchiati, alla prima volta nella Grande Torino granata, hanno bloccato i campioni d’Italia, che a fine anno si riconfermeranno e lo faranno fino a quel maledetto pomeriggio di Superga. Quello che ancora la Sampdoria non sa è che farà ancora meglio al ritorno tra le mura casalinghe del Ferraris. Tre frustate in risposta al vantaggio iniziale di Menti che daranno una prestigiosissima vittoria, facendo risultare la Samp come l’unica squadra a non essere sconfitta quell’anno dagli invincibili. Un’impresa leggendaria per chi debuttò e che gli fece scrivere fin da subito una pagina bellissima della nostra serie A. Perché a volte anche i debuttanti possono diventare eroi.

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