di Daniele Craviotto
Ennesimo insuccesso in terra sarda. Un posto arido di emozioni blucerchiate che per la ventesima volta su 36 incontri vengono sconfitti. La Sampdoria è la vittima preferita per i cagliaritani che la battono per la ventiseiesima volta (con nessun’altra squadra il Casteddu ha fatto meglio nella massima serie). Ancora una volta i genovesi subiscono gol a tempo quasi scaduto a Cagliari, anche se questa volta leggermente meno influente rispetto a illustri predecessori (come quello del 4 a 3 di Cerri o del 2 a 2 dell’ultimo confronto al Ferraris). Insomma una sorta di vera e propria MALEDIZIONE (così ha titolato, il post di fine match, la pagina ufficiale dei blucerchiati). Questo, però, non può essere la lettura di ciò che sta accadendo nel mondo sampdoriano, ma solo l’accuirsi di una situazione che, a questo punto, non può più essere ignorata. Molte sono le domande che vi gravitano intorno e ogni settimana che passa non solo non ricevono risposte adeguate, ma aumentano di numero. Cosa ne è di quella solidità difensiva che aveva fatto invidia nelle prime quattro giornate? Come si può passare da tre reti in quattro giornate a 13 dalla quinta all’ottava pur avendo gli stessi uomini? Perchè un allenatore che già conosce la serie a come D’Aversa ha accettato il ridimensionamento della rosa senza quasi colpo ferire? Davvero non si riesce ad andare oltre Quagliarella per quanto riguarda la fase realizzativa? La società esiste ancora nella gestione della comunicazione? Quali sono programmi e obiettivi del futuro della squadra? Tolto Caputo, che fine hanno già fatto gli altri pochi acquisti che servivano per dare profondità alla rosa? I tifosi doriani devono rassegnarsi a sperare nelle plusvalenze per vedere la Samp non solo in A, ma anche in vita? Esistono ancor acquirenti interessati in previsione dell’eventuale concordato con rischio fallimento concreto dell’Eleven Finance di patron Ferrero e di tutto ciò connesso (compresa la sampdoria)? Per quanto i gruppi ultras proseguiranno questo sciopero del tifo per le questioni Covid? Entreranno prima che tutto diventi irrimediabilmente compromesso e la situazione precipiti? Inoltre risulta ancora incomprensibile la gestione delle trattative estive. Alcune affidate all’ex ds Carlo Osti, altre a Daniele Faggiano a lungo corteggiato, altre ancora assunte personalmente dal presidente (ma miseramente fallite) e infine alcune date al già citato Osti e poi portate (non) a termine dal patron romano. Infine la convocazione (durante la sosta) di mister Roberto D’Aversa a Milano da parte dei vertici. La comunicazione del motivo è stata fin troppo sbrigativa e tardiva da fare intendere che dietro all’ufficiale “programmazione del futuro e potenziamento della rosa” vi fosse l’ufficioso “la direzione presa dalla stagione è inaspettatamente preoccupante e troppo in fretta siamo finiti in difficoltà. Da adesso ogni valutazione aperta e tutti sono sotto esame“. Insomma un quadro davvero preoccupante che sembra essersi rispecchiato nella partita nel capoluogo sardo, dove i giocatori a tratti sono sembrati distratti, poco compatti e soprattutto in alcuni momenti quasi svogliati. Per la prima volta l’allenatore (espulso quasi a fine partita) ha pubblicamente accusato la squadra di mancata cattiveria e un atteggiamento iniziale poco consono con un impatto sulla partita sempre troppo molle. Ha direttamente detto:”Pare che ci serva uno schiaffo per svegliarci e iniziare a fare. Certamente su questo devo lavorare“. Infatti il Doria è al penultimo posto per rendimento nei primi tempi e (tolto Empoli e il Sassuolo perchè nessuno ha segnato) si è sempre trovato a inseguire l’avversario nel punteggio. Infine la Sampdoria per la prima volta subisce in quattro partite consecutive almeno 3 gol. Un dato che corona il tutto e fa capire come i blucerchiati debbano, di nuovo, avere un unico obiettivo: la salvezza e per essa tutti dovranno sacrificarsi come magistralmente fatto con l’ex Ranieri. Troppo pochi i 6 punti fatti in otto giornate. Il derby con lo Spezia dovrà essere vissuto come una finale e il “ragionare partita per partita” dovrà diventare il cardine del gruppo. Perchè, per ora, tutti si chiedono dove sia finita la Samp poco spettacolare, ma dannatamente concreta delle due stagioni ranieriane. Il rischio è che, con questo andazzo, l’epilogo non possa essere altro che il seguente “Sampdoria la tua permanenza in A è finita“.