Nicola Ciacciarelli
Buio pesto a Verona. Un’altra prova inquietante della Signora e la crisi è conclamata. Simeone con una doppietta nel primo quarto d’ora (!) stende i bianconeri, a cui non basta McKennie.
Al Bentegodi va in scena una prova horror dei bianconeri. E Halloween non c’entra nulla. Da un anno e mezzo a questa parte non c’è limite al peggio. La Juve scava e scava, andando sempre più a fondo. La versione 21-22 sta facendo peggio di quella della scorsa stagione. Impresa non facile e che sta invece riuscendo. Sul banco degli imputati finisce, inevitabilmente, anche Massimiliano Allegri. Continui cambi di formazione che non sembrano ribaltare l’inerzia della stagione. In ogni partita per Madama c’è un peggiore in campo diverso. Stavolta è toccato ad Arthur, all’esordio stagionale dall’inizio e autore di un meraviglioso assist…per Simeone. La Juve per larghi tratti della gara non ha idea di cosa fare per porre rimedio alla situazione. Non ci sono movimenti corretti senza palla e la sfera viaggia lentamente da un uomo all’altro. In questo modo un avversario ben preparato e in grandi condizioni fisiche come l’Hellas ha vita facile. La squadra non riesce mai nella riconquista del pallone nella metà campo avversario e quando accade, vedi Dybala, c’è la traversa a dire di no agli uomini di Allegri. Nemmeno troppo fortunati. Un recupero palla non immediato o che avviene lontano dalla porta avversaria costringe la Juve a dover attaccare a difesa schierata. Una fatica bestiale per la Juve attuale.
Difficile vedere una luce alla fine del tunnel nell’immediato. Questa Juve è costruita male e nemmeno Allegri sa porre rimedio. Troppi i giocatori fuori contesto e alla lunga questa squadra appare come un orrendo ibrido, che non ha la capacità di cambiare marcia nemmeno a gara in corsa con gli innesti dalla panchina. La verità è che manca personalità alla squadra sempre più vittima di paure e incertezze tecnico-tattiche. Manca un po’ tutto, a partire da un centravanti degno di questo nome. Morata è l’ombra di se stesso, perde ogni singolo duello con l’avversario diretto e perde una quantità industriale di palloni quando è spalle alla porta. Una calamità naturale per il gioco della Juve, che passa molto dalle capacità dello spagnolo di far salire la squadra . Dybala predica nel deserto totale e dopo aver saltato l’uomo è costretto sempre a passare il pallone vicino a lui, senza che la sua giocata sposti gli equilibri in campo. Frustrante per un giocatore che ieri sera ha rappresentato l’unica vera minaccia per Montipò. C’è bisogno di una scossa pesante, qualcosa che parti dall’interno dei giocatori, perchè la confusione regna sovrana. La società tace preoccupata più dalle questioni politico calcistiche (vedi Superlega) che da quelle prettamente sportive. La doppia sfida Zenit/Fiorentina dirà se c’è rimasto un po’ di orgoglio in una squadra che ha vissuto ieri una delle serate più buie della sua storia recente.