di Gianni Massaro
La decima è quella buona, 1 a 0 casalingo contro la Viola firmato Pedrito Ledesma frutta il primo sorriso alla “Pazzerella” Lazio per quanto riguarda la porta inviolata.
Buco del ‘parazonio’ impera, la coperta corta. La co-pelta corta est idem, la scarsa varietà di scudi difensivi si affianca alla rosa poco profonda in termini di qualità. L’espulsione di Acerbi a Bologna simboleggia l’imprevedibilità di un gruppo che è andato a perdere in aspetto coriaceo.
Arma aguzza a folate, un’architettura finora vincolata abbastanza agli equilibri e risoltasi in un’estemporanea serata infrasettimanale di misura sull’undici di Italiano ‘Cenzo.
Granitica in Europa sulla scia allegriana, una sola rete subita nelle prime 3 giornate di Europa League in un girone complesso, in Turchia ad Istanbul solo una paperona di Strakosha smuove la rete laziale.
Nella fase iniziale in campionato il numero 1 Reina tra quelli che più hanno osato “detergersene” le mani in quanto a numero di parate, non tante ma decisive: palato Pilato.
Poco di balestra, priorità non palestra, i giocatori di Sarri intrigano e istigano al dubbio: socratici.
L’apprezzatissimo spartito di Maurizio al Napoli Cupido nei cuori di esteti e critici più che stile è stiletto, un vanto estetico previsto da alcuni palesatosi in maniera alquanto impercettibile nella stagione in corso dai biancocelesti.
Accantonata in battaglia l’arma del parazonio funziona solo in alcune circostanze, e aveva (mancoadirlo) una testa d’aquila solitamente come pomello.
E nel buco del parazonio si è tuffato il rapace gruppo della squadra di Lotito, inferiore in maniera visibile per reti segnate in A solo all’Inter dell’ex Inzaghi, e dietro al duo di testa Napoli-Milan e al sorprendente Verona reboante.
Insomma, poco di cintura da tribuni militari con annessa arma da taglio, e poco di mirabile ‘raglio’ napoletano arrivato ad un albergo e ad un ergo dallo scudetto.
Il cin cin ordito in dettami tecnici da Tare si è attenuato seppur non faccia fragoroso crac.
Il forbito acume meno spietato del leone Igli di Valona fa inneggiare alla qualità, forse faceva. Ed era brindisi d’antan in un mondo calcistico che fluisce molto velocemente, deve (e provvede).
Periclitare, il segugio dai protratti guizzi sul mercato s’è arenato.
Il fine dirigente “bracco” destro di Lotito scava meno efficacemente nei meandri globali.
Il buon mosto “periglitare” distante dai pericoli dello sbaglio si è convertito in mesto periclitare.
La Lazio è una squadra arrivata al massimo splendore di una generazione che piano ma non troppo deve attingere da nuovi innesti. La Lazio del presente e del futuro relativamente imminente è una suggestiva incognita che ha l’ostacolo maggiore nelle proprie scelte, presente il rischio di potersi trovare improvvisamente in posizioni insipide.
Periclitando Lazio, vuoi vedere che vincerai anche te. Te stessa.