Aquile nere e nefasti presagi

Posted By on Dic 9, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

embra ormai un lontano ricordo il Baciccia di un anno fa che arpionava e stritolava l’aquila laziale. Ricordo che titolai quella partita (una delle migliori tatticamente dei genovesi degli ultimi anni) «Tris alla nera regina dei cieli». Questa volta è servito meno di un tempo per fare sì che gli artigli capitolini si insinuassero nella pelle del marinaio doriano. I tre gol sono stati restituiti e per la Samp questo numero di reti subite è ormai un abbonamento. Tre aquile nere si sono affacciate e abbattute nella Marassi blucerchiata, adombrando la riviera levantina del Bisagno direzione Bogliasco. Proprio il volo degli uccelli che gli antichi Romani (antenati della Lazio e del patron del Doria) osservavano prima di ogni decisione. Gli àuguri (non augùri che ci stiamo scambiando sotto Natale) avevano questo delicato compito. Non solo; proprio Roma, per la leggenda, venne fondata grazie allo scrutare degli stormi in cielo. Ecco ai tifosi della Sampdoria sarebbe bastato alzare gli occhi (magari dopo l’ennesimo errore difensivo o di impostazione) per capire che l’aria non presagiva begli auspici. Proprio l’auspicium era «l‘osservazione del volo degli uccelli». Ma anche in campo le solite bestie nere, rappresentate dagli aquilotti Immobile e Milinkovic Savic, hanno fatto capire che per il Doria si aprono tempi duri. Una squadra con pochissima tenacia e impotente dinanzi alle picchiate offensive dei biancocelesti. Quello che ancora nessuno sapeva era che la partita (di caccia) doriana non si sarebbe arrestata al richiamo finale dell’arbitro. Già in conferenza mister D’Aversa è stato più duro di quanto lo fosse stato a Torino contro i granata. Un fastidio facilmente percepibile. Si è pensato al problema dell’esonero. In realtà celava un mal auspicio più intenso. Un senso di totale abbandono dai vertici alla vigilia della settimana con la sfida più sentita in città. Al Mugnaini non si è fatto vedere nessuno prima della Lazio. Ieri doveva esserci una cena in famiglia allargata alla Sampdoria Women che doveva portare un po’ di serenità. Invece tutto sospeso. Come un fulmine a ciel sereno, è arrivato l’arresto del patron romano Massimo Ferrero. Le cause? Bancarotta e reati societari. La Samp è coinvolta? No, ma il danno di immagine potrebbe essere il più nefasto dei presagi. Non solo, ma la beffa sta nel fatto che la società genovese risulta creditrice verso chi la comanda e si scopre che il tentativo in extremis di vendita era per evitare l’accusa di Ferrero stesso. Il rischio era quello di vedere la Sampdoria posseduta, nella storia, dai vari Sanguineti, Colantuoni, Mantovani e Garrone (più padre che figlio) al primo che garantisse la somma al Viperetta. Non importava se vi fossero poi le idonee garanzie future di tutela del Doria. Una storia non troppo dissimile da quella che lo portò alla presidenza di Corte Lambruschini nel 2014. Molti tifosi esultano perché, a loro dire, sentono che il vento è cambiato. Tuttavia l’aria rimane pesante e non vi è certezza di ricevere aria pulita. Ora più che mai, chi tiene a questa compagine, costituita da quattro colori, dovrà trasformarsi in àugure. Allenatore, tifosi, garanti e tutti dovranno cercare di scorgere un auspicio benevolo. Portare la barca in salvo è l’obiettivo per tutti. Farlo è un dovere. Allontanare nefasti presagi, nere aquile e cornacchie la vera missione.

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