Pasquale Pollio
In uno Stadio Arechi desolantemente deserto a causa delle inutilirestrizioni imposte dal Governo, partiva ufficialmente la nuova Salernitana di Danilo Iervolino, ed ironia della sorte il battesimo del campo spettava proprio al vecchio Patron Claudio Lotito con la sua Lazio, ma la buona sorte non arrideva a Colantuono costretto ad inventare una formazione di sana pianta a causa della contemporanea assenza di Zortea, Gagliolo, Gyomber, Strandberg, Kastanos, Lassana Coulibaly, Mamadou Coulibaly, Ribery, Simy e Djuric, così il tecnico, facendo di necessità virtù, mandava in campo un rabberciato 3-5-2 così composto; Belec tra i pali, in difesa Veseli, Delli Carri ed il giovanissimo Motoc, classe 2002; a centrocampo Kechrida, Di Tacchio, Schiavone, Obi e Ranieri, con la coppia Bonazzoli Gondo in attacco, per non parlare di una panchina zeppa di Primavera, dal canto suo Sarri, non avendo problemi di formazione schierava il suo collaudato 4-3-3 con Strakosha in porta; Hysaj, Patric, Luiz Felipe e Marusic in difesa; mediana composta da Milinkovic Savic, Cataldi e Luis Alberto, con Pedro, Immobile e Zaccagni di punta.
Il primo miracolo di Fatima si manifestava con l’ingresso delle squadre in campo dal tunnel centrale tra le due panchine, la cui costruzione non ha nulla da invidiare ai lavori della Salerno Reggio Calabria
Naturalmente con la differenza di forze in campo potevamo tranquillamente non raccontare una gara che difatto non c’è stata ma ce lo impone il dovere di cronaca.
Era la Salernitana a muovere il primo pallone, ma esattamente dopo sette minuti era la Lazio a passare in vantaggio, lancio illuminante di Luis Alberto averso Milinkovic Savic che con una magia di tacco serviva Ciro Immobile che batteva Belec, passavano solo tre minuti ed era ancora Immobile a colpire su perfetta imbeccata di Pedro, e così dopo solo dieci minuti i biancocelesti avevano già la gara in pugno, poi non accadeva più nulla sino al minuto trentacinque quando era ancora Immobile a rendersi pericoloso colpendo la traversa con un preciso colpo di testa, al quarantesimo Sarri era costretto ad effettuare il primo cambio, dentro Felipe Anderson e fuori Pedro infortunato, così il primo tempo si chiudeva con la Lazio in vantaggio di due reti.
Al rientro dagli spogliatoi i due tecnici non effettuavano sostituzioni, con i granata che avanzano il baricentro per provare a riaprire una gara segnata ma erano sempre i biancocelesti a rendersi pericolosi in più occasioni dando sempre la sensazione di poter passare da un momento all’altro, ed al minuto sessantasei dopo una splendida azione di contropiede era Lazzari, entrato da sette minuti, a siglare la rete del tre a zero chiudendo l’incontro, veramente imbarazzante la differenza in campo tra le due compagini vista la situazione COVID dei granata, ed è incomprensibile come la Lega permetta di disputare gare di questo genere solo perché “the show must go on”, ora però non vorremmo essere nei panni di Sabatini a cui toccherà l’improbo compito di costruire una squadra da zero per provare a conquistare una salvezza che avrebbe del miracoloso.