di Lucio Marinucci
Il Napoli continua a sognare e lo fa trascinato da un sempre più imprescindibile Victor Osimhen, che anche contro l’Udinese ha preso per mano la squadra e ha consentito di rimanere a solo tre lunghezze dal Milan. La sconfitta con i rossoneri di due settimane fa sembrava potesse definitivamente segare le gambe alla squadra di Spalletti, ma con quattro fiammate in due partite il centravanti nigeriano ha riacceso prepotentemente le speranze della piazza. Del resto già più volte la mala sorte ha tentato di mandare al tappeto Osi, rialzatosi categoricamente in ogni circostanza. In neanche due anni con la casacca azzurra si contano una lussazione alla spalla, una commozione cerebrale, due positività al Covid e una frattura multipla al volto. Roba da far crollare psicologicamente chiunque, ma non lui. Il dato più significativo di questa caparbietà talvolta anche sconsiderata è quello che riguarda i gol di testa; sono già cinque i centri in elevazione, nonostante una maschera che più che una protezione appare sfoggiata a mo’ di trofeo di battaglia. Proprio in uno scontro aereo con Skriniar l’attaccante di Lagos si era frantumato il viso, rimanendo lontano dal campo per quasi due mesi. Neanche il tempo di rientrare da titolare che Osimhen saliva in cielo e stendeva il Venezia, schiacciando proprio di testa il pallone in rete. Vederlo issarsi in cielo è una vera magia. Stacca con la naturalezza di un cestista, si avventa con la famelicità di un leone e colpisce con la forza di un tornado. Contenerlo in area di rigore è difficile, anche perché sa districarsi bene tra le marcature avversarie e quando necessario non si tira indietro dal confronto fisico.
Il Napoli al momento è ancora costretto ad inseguire, ma si aggrappa a lui in queste otto giornate, anche perché la vetta è sempre lì a portata di mano. In questo momento l’unico dogma da perseguire dev’essere quello di osare, perché chi osa, o meglio chi “Osi” vince.