di Gianni Massaro
Stop un momento, è la sfida delle sfide in quanto a rivalità. Alla fine saranno 22 le trame rivolte allo specchio avversario juventine e appena un affondo centrato ospite (e che affondo, turbolentissimo). Inter da 5 tiri impugna la spada allegriana e sta accorta, la Vecchia Signora sciupona conduce e proietta verso Handanovic e dintorni oltre 20 volte inutilmente. Torna a perdere dopo tanto tempo campione invernale in quanto imbattuta nella stagione pre primaverile . Ammonizioni, strappi e sana bagarre di duelli sparsi e disseminati per il campo. Con l’ostico Chiellini e il migliorato de Ligt le certezze non mancano per una squadra che finisce a trovarsi ‘inzaghiamente’ ingorda; fasce brasiliane e Locatelli affiancato da un buon Rabiot, in attacco senza lesinare accortezza: Cuadrado, Dybala e Morata alle spalle di Vlahovic. Un appannato Vlahovic nella sfida sentita dal forte retrogusto di ultima chiamata per agganciarsi al treno scudetto, e questo con massimo rispetto per gli sforzi e risultati bianconeri sa di concretizzatosi allarme del sistema italiano, congegno che predilesse l’io egocentrico. L’Inter quasi la solita ritrova il prezioso ausilio del faro Brozovic e dietro D’ambrosio sostituisce de Vrij con Skriniar nel mezzo della linea a 3.
Prova che non fende la prima e l’altra prava che non stende, si dimena nella strenua difesa organizzata a vantaggio acquisito. L’ultima vincendo con più di un gol di scarto in casa contro la Salernitana, l’ultima corsara vinta con più tranquillità sempre a Salerno l’Inter reduce da 4 pareggi consecutivi distante da Milano. Dunque la Juve la perde un po’ da Inter e i nerazzurri la vincono d’egregio cinismo restando nella scia delle prime due.
Vlahovic fiacco e Chiellini prende una traversa, Morata un attaccante munito di freddezza ma non come una delle migliori caratteristiche. Dumfries si ripresenta protagonista di spicco dell’incontro, Morata lo azzoppa e l’olandese permette a Calhanoglu di tornare al gol. Un rigore decretato di VAR, Szczesny para e su un caos di vertiginoso orizzonte la palla finisce dentro, polemiche a catinelle. Da ripetere il rigore e il numero 10 interista freddo batte sullo stesso lato il polacco che pur aveva ancora intuito. Si indirizza e l’Inter dopo l’infinito recupero rientra compattandosi e di vari falli a bloccare sagace e rallentare i ritmi. Dybala peperino sulla trequarti manca della stoccata vincente, Cuadrado regala qualche spunto interessante, la mole di gioco consistente e Vlahovic estrapola un guizzo girandosi abbastanza velocemente e provando a prendere sul tempo Handa: di poco fuori lo squillo più brillante della punta in una serata dalle tinte opache. Morata sciupa mentre gli attaccanti interisti si mostrano mansueti in una sfida che ha bisogno dell’episodio. Le due migliori squadre italiane in Europa e comunque fermatesi agli ottavi di Champions.
Da sottolineare l’orlo in gala tolto per qualche istante dal pacato Max tornato ad imbestialirsi nell’occasione del dibattuto rigore: furente. A Zakaria subentrato per un acciaccato Locatelli nel primo tempo concesso ampio spazio centralmente. Empio ma non a sufficienza, lo svizzero di gran strappo sfodera poi una botta rigorosa e si rivela palo dal limite. Gli assalti degli ultimi minuti contenuti e Vidal all’ottantesimo ha uno spiraglio buono mal sfruttato.
Barella torna a tratti brillante dando un apporto congruo e necessario così come confida in una svolta dalla panca Allegri. Il fedel De Sciglio non basta così come Arthur che ha altre vocazioni rispetto al gol, Bernardeschi e Kean i due a smuovere, in un caos e dai tratti di marasma Moise prova e stecca. Emozioni poche, fatica e battaglia, da Duvan ad Hakan la Juve torna a cadere in casa in A. L’Inter torna a vincere lontano dall’arcaico San Siro immeritatamente, e questo costituisce un gran passo avanti. Brozovic fonte di sicurezza e gestione va a consolidare il tipico BBC di centro Inter. Nella Juve massimo sforzo e un Vlahovic mancante tra fase di tiro o preparazione a questo o tendente ad arruffare nelle scelte. Per l’Inter un’ovazione ovattata parzialmente, arrivata comunque contro una squadra che delle precedenti in casa nel campionato ben il 40% delle 15 dispute aveva moncato con 3 pareggi e altrettanti KO. Certi sono i ritrovati sorrisi in una sfida bisognosa dell’episodio, trovatrice di questo e prosatrice dell’episodio. Si posa sul penalty, su fischi e contatti, trattenutine e simulatine in qualche azione, ci si può e ci si deve attendere di più da due delle migliori 16 del continente. Una Juve che fa molto di più ma abbondantemente di impeto e veemenza, estemporaneo o miglior freschezza atletica, le protagoniste già all’andata avevano abbastanza deluso. Mal tritume mezzo gaudio, nei tanti frammenti di materiale residuo la (grande) mezza felicità la prendono i nerazurri.