Parlare di calcio è quello che ci piace, polemizzare è l’aspetto che ci affascina certamente di meno di quel gioco che amiamo e che chiamiamo calcio. Analizzare è quello che dobbiamo fare. Un’analisi lucida è per pochi, una distorta della realtà per molti. Fare il giornalista è bello, ma non è semplice, in un sistema calcio che più passa il tempo e più si cuce di stereotipi e luoghi comuni. I tempi non sono semplici, europeo a parte l’Italia vive un periodo complicato, certamente in campo ma anche fuori. I talenti vanno scovati nei settori giovanili, e nelle serie minori, vale per il calciatori così come per gli arbitri. Una classe arbitrale, la nostra, rinomata e riconosciuta ma che da un po’ di tempo è a dir poco incomprensibile. Dalla Serie A, alla D: errori simili, macroscopici ma analizzati in modo differente. Eppure il calcio è uguale in tutte le categorie, e ci sono tante società e proprietà nella nostra quarta serie che fanno calcio e non pallone. Cosa cambia? Il clamore degli errori altrui e la possibilità di scagionarsi. Il Girone G della nostra quarta serie quest’anno ha avuto sempre e solo un padrone: il Giugliano Calcio della famiglia Mazzamauro. Una proprietà seria, forte ed invidiata. Un gruppo dirigente qualificato a livello professionistico e che quanto prima vorrebbe festeggiare l’approdo per la prima volta in Serie C. Eppure il calcio ci piace perché non c’è niente di scritto, tant’è che i tigrotti nell’ultima giornata pre Pasquale, sono caduti in terra sarda contro il Latte Dolce fanalino di coda. Ci piacerebbe racontare di Davide che batte Golia nel più classico dei testacoda, eppure l’attenzione deve obbligatoriamente andare per diritto di cronaca e onestà intellettuale verso il direttore di gara, che con il suo comportamento e le sue decisioni ha macchiato una partita, indirizzandola decisamente da una parte. La nostra penna, anzi il nostro computer mentre scrive, guarda e analizza in modo oggettivo. L’analisi, di cui sopra, è e deve essere il nostro pane, così come l’essere schietti, lo impone il nostro ruolo.
IL FATTO
Minuto 7’ della ripresa, il calciatore Nicolas Rizzo, veniva atterrato dal portiere avversario in area di rigore e secondo una valutazione puramente soggettiva, il direttore di gara non decretava la massima punizione. In seguito, il suddetto, veniva palesemente attaccato a gioco fermo da due calciatori della società Sassari Calcio Latte Dolce. Il primo dopo aver bloccato il braccio destro con il proprio piede, spingeva con veemenza e violenza il calciatore Nicolas Rizzo. Il secondo, colpiva ripetutamente il collo dell’atleta con vistosi pugni. Preso d’assalto, l’attaccante intento ad alzarsi per liberarsi dai ripetuti attacchi fisici subiti, sfiorava con la nuca, il calciatore avversario, a causa del naturale movimento del corpo, ripetiamo intento ad alzarsi, ma con nessuna veemenza e/o intenzionalità. Tale condotta non può definirsi violenta, e tantomeno antisportiva. Risultato ? Espulsione per il numero 11 gialloblù e nessuna sanzione per i calciatori della squadra di casa. Motivo di ciò ancora ignoto.
In seguito, il calciatore Nicolas Rizzo non evidenzia alcun gesto di protesta verso l’arbitro, anzi viene esso toccato dallo stesso che gli andava incontro, avendo l’atleta semplicemente le braccia conserte al suo petto. Morale? In settimana il giudice sportivo, su indicazione del direttore di gara, squalifica l’attaccante del Giugliano con pena di giornate sette, millantando un inesistente contatto fisico violento del calciatore, nei riguardo dell’arbitro. Le immagini parlano da sole, e valgono più di mille parole, (sotto il link).
COSÌ NON VA
C’è qualcosa che non va nel sistema calcio, ormai è chiaro, dai dirigenti, ai calciatori, al fischietto. Non si può indirizzare una gara in questo modo, non si può squalificare un calciatore per sette giornate, per NON aver commesso fatto alcuno. Qui serve onestà intellettuale. Società come il Giugliano Calcio andrebbero preservate per il lavoro, i sacrifici enormi della proprietà e la professionalità che dimostrano, invece di affossarle. Malafede ? Ci auguriamo di no. Incompetenza ? Decisamente si. Protagonismo? Troppo, da parte di arbitri inesperti che non possono lavorare a certi livelli e dare un chiaro indirizzo a una gara. La società ha intanto presenterò ricorso, e quello che ci auguriamo per il bene dell’intero sistema è che ci si renda conto dell’assurdità di tale pena, e di come non si indirizzano le gare in questo modo per qualsivoglia motivo. A noi piace la correttezza, il calcio quello vero, il calcio giocato. Questo era un pezzo doveroso, giusto, perché i grandi scandali ed errori non esistono solo se ti chiami Juventus, Inter o Milan, ma esistono anche in quelle categoria dove ci si gioca la vita e che sono aria pura per il nostro calcio.
A cura di
M.P.