(di Giuseppe Porro)
È passata poco più di una settimana dalla notte indimenticabile dell’Olimpico, dove uno stadio pregno d’amore e carico di passione ha spinto la Roma oltre il Leicester e quindi in finale di Conference League. Finale che si disputerà il 25 maggio a Tirana contro gli olandesi del Feyenoord.
La Roma raggiunge una finale europea dopo 31 anni (la Roma di Vöeller e Rizzitelli, contro l’Inter di Matthews e Brehme), e un italiana non vince una finale europea da 12 anni (fu proprio Mourinho con l’Inter del Triplete). Quindi da Mourinho a Mourinho, si può riscrivere la storia.
Andreotti diceva: “il potere logora chi non c’è l’ha”, che tradotto a Roma potrebbe essere: “Il gatto che non arriva al lardo dice che è rancido”. E questo sembra proprio quel caso: avversari; addetti ai lavori; media, ma anche alcuni tifosi e comunicatori di fede giallorossa hanno fatto passare questa finale come una cosa di minore importanza; secondaria, quasi insignificante.
Analizzando il cammino e la strada fatta dalle due compagini, le eliminate dalle due finaliste sono: Bodo Glimt; Zorya Lugansk; CSKA Sofia; Vitesse Arnhem; Leicester City, dai giallorossi. Slavia Praga; Union Berlino; Maccabi Haifa; Partizan Belgrado; Olympique Marsiglia, dagli olandesi, che non sono squadroni ma comunque squadre da rispettare.
E anche se la Conference League non è la Champions League, e gli avversari non sono Real Madrid e Liverpool, la Conference va equiparata all’Europa League dove la finale sarà Rangers Glasgow-Eintracht Francoforte, o anche alla Coppa Italia dove hanno battagliato Inter e Juventus.
Quindi una competizione di tutto rispetto, una competizione europea da portare a casa. Per la Roma e per l’Italia (per il ranking). È troppo tempo che manca un trofeo europeo in Italia e ancor peggio nella capitale d’Italia, e Mourinho è l’uomo giusto al momento giusto.
Quindi tutti a Tirana per tifare Roma, portandosi dietro la guasconeria romana è lasciando ad altri la sottomissione psicologica che fa passare un trofeo non disputato da altri un trofeo di seconda classe, Roma fatti onore perchè: “Chi se fa pecora il lupo se la magna!”