di Stefano Radice
Il diciannovesimo scudetto vinto dal Milan domenica 22 maggio è stato salutato come il successo di una squadra non data per favorita alla vigilia e neanche durante il corso del campionato. Giusto, anche perché – sulla carta – altre squadre sembravano più quotate per la vittoria (Inter e Napoli su tutte).
A ben vedere, però, questo scudetto parte da lontano ed è frutto di programmazione attenta e oculata. Parte da quando il fondo Elliott nell’estate del 2018 ha rilevato la società che, con la gestione del misterioso cinese Yonghong Li, stava avvicinandosi al fallimento. Il fondo americano ha subito affidato il Milan alle cure di un management altamente professionale, guidato dall’amministratore delegato Ivan Gazidis coadiuvato, sul lato sportivo, prima da Leonardo poi da Zvonimir Boban e Paolo Maldini. Inizialmente la strategia del fondo può aver fatto storcere il naso a più di un tifoso; tagli degli ingaggi, squadra giovane, attenzione al bilancio e riduzione dei costi. Una strategia che lentamente però si è rivelata vincente.
Altro tassello fondamentale, l’arrivo sulla panchina di Stefano Pioli in sostituzione di Marco Giampaolo nell’autunno del 2019. L’allenatore, arrivato in sordina e considerato un traghettatore, ha conquistato con la sua sapienza e il suo metodo di lavoro i giocatori che – partita dopo partita – hanno iniziato a risalire la china di un campionato che nella stagione 2019 – 2020 era deficitario. Un grande contributo lo ha dato l’arrivo si Zlatan Ibrahimovic che ha messo a disposizione del mister e dei compagni di squadra la sua esperienza, il carisma e la personalità.
È nella pausa forzata del blocco dei campionati causati dal Covid che il Milan ha gettato le basi del successo di questi giorni. Dalla ripresa di quel campionato la squadra ha inanellato una serie di successi e tenuto una media punti da primato. Lo si è visto nel campionato 2020-2021 e si è avuta la conferma in questa stagione.
Sono davvero molti gli elementi che hanno contribuito a questo successo. La sinergia tra società, tecnico e squadra per prima cosa (senza questa identità di vedute non si vincono i campionati). La maturazione come tecnico di Stefano Pioli, la crescita esponenziale di quasi tutti i giocatori della rosa, da Calabria a Tonali, da Kalulu a Leao, da Tomori a Kessie (e l’elenco potrebbe continuare). Fondamentale l’apporto di esperienza non solo di Ibrahimovic ma anche di Simon Kjaer e di Alessandro Florenzi. La scoperta di un giocatore sorprendente come Mike Maignan.
Ora il Milan è chiamato al difficile compito di confermarsi. Sarà ancora Elliott il proprietario del club? Oppure si perfezionerà la vendita al fondo americano RedBird? Chiunque sarà ad avere il controllo della società, ci si augura che non disperda il lavoro fatto finora e una strategia economica che anche manager di squadre blasonate come il Manchester United hanno dichiarato di voler prendere a modello.