Nicola Ciacciarelli
L’8 ottobre la Juventus dà l’addio praticamente allo scudetto ed è quasi fuori dalla Champions. Sembrava difficile fare peggio dello scorso anno ed invece questa stagione si candida come possibile peggior stagione degli ultimi 25 anni, quasi a far rimpiangere gli anni di Ferrara e Delneri. Perché perdere a San Siro con il Milan può anche starci, ma ad inquietare è il modo in cui perde questa squadra, senza lottare, senza fare una piega, arrendendosi al primo episodio sfavorevole.
La Juve comincia anche discretamente le sue partite, ma si scioglie presto. A questa squadra non manca solo una chiara identità precisa di gioco, ma anche testa e, talvolta, le gambe. I giocatori che vanno in campo non seguono l’allenatore, che dal canto suo, fatica a trovare i tasti giusti. La Juve di Allegri appare come un insieme di elementi, alcuni anche forti, che non producono una squadra, ma una serie di giocate estemporanee. La Juve che esce da San Siro è una squadra con il morale sotto i tacchi e senza convinzione nei propri mezzi, in cui la società è completamente assente, per giunta ingiustificata. Non una parola, non una mossa che possano invertire rotta. La strada rimane quella e non ci si sposta dalle proprie convinzioni.
Sta diventando anche difficile per chi vi scrive parlare di Juve, commentare un qualcosa che non muta nel tempo. Il futuro è nero, perché l’impressione che sta sempre più prendendo corpo è che nemmeno le assenze, seppur pesanti, possano giustificare quel che si sta (non) vedendo.