Nicola Ciacciarelli
La Juve è ufficialmente in Champions. La certezza aritmetica arriva in serata dopo la sconfitta della Roma a Bergamo. Non è però sicuramente una giornata da ricordare per il popolo bianconero, che dalle 18 alle 20 vede forse la peggior versione della Juve made in Allegri di sempre. Allo Stadium la Salernitana, retrocessa da settimane, rischia di portare a casa i tre punti se non fosse per il gol, su solito calcio d’angolo di Rabiot e la mancanza di freddezza di Basic all’ultimo secondo di recupero.
Novanta minuti, e più, di pigrizia, giocate prive di significato e di una benchè minima idea di gioco, questa è stata la Juve. Nemmeno la possibilità di garantirsi la qualificazione in coppa, senza aspettare il risultato di Bergamo, fornisce una motivazione valida alla squadra. Nessun movimento, nessuna giocata codificata: Juve-Salernitana è l’ennesimo supplizio per chi ama i colori bianconeri. Una squadra supponente e arrogante, forse convinta che avrebbe trovato un avversario già in vacanza. I campani, a ragione, invece se la giocano alla grande e dopo il meritato vantaggio di Pierozzi sfiorano il bis con Ikwemesi lanciato davanti Szczesny.
I cambi della ripresa provano a dare una scossa. Chiesa, Miretti ed Iling per Kostic, Kean e McKennie, per poi provare le carte Milik e Yldiz per Vlahovic e Rugani. Solo negli ultimi 10 minuti Allegri cambia modulo, costringendo i campani ad arretrare il proprio raggio d’azione. Si arriva così ad un finale convulso, tra traversa (Miretti), gol (Rabiot) e occasioni mancate (Basic). La Juve non salva la faccia, ma chiude finalmente la pratica Champions al termine di un girone di ritorno agonizzante.