Giorgio Dusi
San Paolo e Olimpico nel giro di settantadue ore, una doppietta che pochissime possono vantare. Negli ultimi anni per entrare nello specifico ci è riuscita soltanto l’Atalanta di Giampiero Gasperini – la cui non vittoria al premio “Panchina d’Oro 2017” assume contorni sempre più misteriosi, ma questa è un’altra storia. 1-2 in casa del Napoli per assicurarsi la semifinale di Coppa Italia, 1-2 sul campo della Roma per riprendersi la zona Europa League dopo aver scherzato con la Serie A nei primi tre mesi, privilegiando saggiamente le coppe. Poi l’esplosione, i punti recuperati e il rientro al sesto posto, pari con la Sampdoria.
La gestione delle coppe e della rosa che ha avuto l’Atalanta è paragonabile soltanto a quella della Juventus, ovviamente con le dovute proporzioni. Non ha snobbato né la Coppa Italia né l’Europa League, ha anzi girato e mosso gli uomini in maniera logica, quasi rigorosa di modo da poter essere sempre competitivo. Per affrontare la Roma, Gasperini ha rinunciato a Petagna, Cristante e Masiello, tre che dall’once de gala escono raramente. Cornelius e De Roon, quelle che all’apparenza sono riserve, hanno messo la firma sulle reti che nel primo tempo hanno indirizzato il match prima che l’espulsione severissima comminata proprio a De Roon lo riaprisse.
Il secondo tempo è stato il perfetto disegno della voglia e della determinazione del gruppo bergamasco. Berisha ha avuto il suo bel da farsi, ma gli uomini davanti a lui hanno limitato i danni al meglio. L’unico errore è stato sul gol di Dzeko, con sincronie imperfette per quanto riguardava l’uscita su Schick, appena entrato in campo. L’incredibile capacità di resistere dopo aver messo per tutto il primo tempo la partita sul proprio piano, spezzato soltanto da un cartellino rosso abbastanza criticabile, è caratteristica delle grandi squadre, proprio come i due risultati ottenuti nella stessa settimana su due dei campi più complicati della penisola.
Sebbene la Roma non fosse in un momento di particolare brillantezza – la vittoria manca dal 16 dicembre, quando fu decisivo Fazio al 95’ per battere il Cagliari in casa – ciò che è emerso è soprattutto la capacità dell’Atalanta di battere qualunque avversario senza adattarsi alla partita che vogliono gli altri, ma imponendo la propria. Non è integralismo Gasperiniano, semplicemente sono le idee giuste messe in testa al gruppo ideale per recepirle, nella piazza giusta. Ad Orio al Serio ad aspettare la squadra si sono riversati in massa i tifosi, per la seconda volta in quattro giorni. Una doppietta altrettanto nobile per Gasperini e per un’Atalanta sempre più grande.