di Giandomenico Tiseo
3 febbraio 2018, l’Italia del calcio a 5 esce di scena in maniera clamorosa degli Europei in Slovenia. L’Arena Stožice di Lubiana è il teatro del disastro del Bel Paese, contro i padroni di casa che quasi non credono ai loro occhi. Dopo una prima parte di gara convincente suggellata dalla perla di Honorio, il crollo del secondo periodo con la doppietta di Osredkar a buttar fuori la compagine di Roberto Menichelli. Sarebbe bastato anche un pareggio 3-3 per essere parte dei quarti di finale ed invece…Dopo il successo del 2014, la formazione che aveva esaltato il cuore degli appassionati ha lasciato spazio alle delusioni, tra rassegna mondiale e continentale. L’esperienza negativa nei Balcani è solo l’ultima della serie.
Una discesa che ricorda, in un certo qual senso, quanto avvenuto con la Nazionale di calcio: il trionfo del 2006 ed il lento ma inesorabile declino con la serata nera di San Siro a fare storia. Quali sono i motivi? Questione di motivazioni o di giocatori? Di sicuro, il movimento italiano in entrambi i casi non è stato in grado di rinnovarsi. Un gruppo saturo di successi non è riuscito a trovare le energie mentali per imporsi ed in entrambi i casi le scelte dei due tecnici hanno lasciato a desiderare in quanto a coraggio.
Se Gian Piero Ventura ha esagerato con gli artifici tattici, Menichelli si è affidato troppo all’usato sicuro, accantonando i giovani di talento nel momento decisivo, pur avendo dimostrato qualità nervose notevoli. Ora si fa la conta dall’ennesimo insuccesso di una Figc che, commissariata, mette ancora più in evidenza tutte le sue criticità.Serve intervenire al più presto per reagire perché le sconfitte come le vittorie non sono mai casuali o episodiche, specie quando queste sono ricorrenti.
Il tafazzismo della Federazione ha superato i livelli di guardia e servono idee e concretezza. Il Bel Paese degli sport di squadra è in difficoltà mentre nelle specialità individuali il vessillo tricolore viene portato in alto con orgoglio. Bisogna voltare pagina con interventi mirati, credendo maggiormente nelle nuove leve ed iniziando a portare avanti un discorso di programmazione seria. La visione a breve termine ha sbiadito i colori nostrani. Nelle mani dei nuovi arrivati in Figc il compito di ridare impulso ad una macchina ferma e involuta nelle proprie contraddizioni interne.