Percassi, l’amore per la Dea da Clusone a Dortmund

Posted By on Feb 14, 2018 | 0 comments


di Giovanni Rosati

 

“Uefa Europa League, gara di andata dei sedicesimi di finale: giovedì 15 febbraio, ore 19, al Signal Iduna Park si gioca Borussia Dortmund-Atalanta… Non è un sogno, è realtà.

Una fantastica realtà. È storia nerazzurra. Una bellissima storia che questa squadra ed il suo allenatore stanno continuando a scrivere. Dell’Atalanta oggi parlano tutti, prendendola ad esempio, un esempio da imitare e questo ci rende, se possibile, ancora più orgogliosi di esserne tifosi.

L’Atalanta è ritornata in Europa dalla porta principale, conquistando l’accesso diretto alla fase a gironi. Ha meritato la qualificazione ai sedicesimi di finale da testa di serie. Ed ora, ecco il Borussia Dortmund. Difficile raccontare i pensieri che attraversano la mente o descrivere le emozioni di queste ore che precedono uno degli appuntamenti più importanti della nostra storia ultracentenaria… Un appuntamento storico, atteso da tanto tempo che, anche per questo, deve trasformarsi non solo in una grande festa, ma anche in un’importante opportunità, quella di far conoscere ancora e sempre di più a livello internazionale l’Atalanta e Bergamo, la nostra città.

Una festa ed una grande opportunità da vivere tutti insieme, Società e tifosi, uniti e compatti, a partire da giovedì al Signal Iduna Park di Dortmund: un tifo caloroso, pieno di cuore e grande passione sportiva, per scrivere insieme ai nostri ragazzi ed al nostro allenatore un’altra pagina di storia nerazzurra.”.

Parole del presidente orobico Antonio Percassi, che a Bergamo e alla sua società di calcio è legato fin dalla nascita. Per chi nasce a Clusone, a circa 35 km dal capoluogo di provincia lombardo, se c’è la passione per il calcio, c’è anche quella per l’Atalanta. E così il giovanissimo Antonio Percassi entra nelle giovanili della Dea, con la quale debutta non ancora maggiorenne in Serie B, due anni dopo in A. L’amore per quei colori è sconfinato, tanto da arrivare al punto di rimandare il funerale del padre per aiutare la propria squadra in emergenza giocando un derby contro il Brescia.

Nel 1977, l’Atalanta è costretta a cederlo al Cesena per riportare alla base Ezio Bertuzzo, partito sei mesi prima per la Romagna. A seguito del trasferimento dell’attaccante, la tifoseria era rimasta basita e aveva chiesto a gran voce alla società il ritorno del suo miglior giocatore, che aveva chiuso con 13 gol all’attivo l’annata precedente. Per Percassi, però, quella tra gioco del calcio e Atalanta è un’identità. A Cesena gioca due sole partite e decide di ritirarsi. A soli 25 anni, il roccioso difensore capisce che senza la sua squadra del cuore non c’è motivazione che lo spinga a continuare, o quantomeno non ce n’è una forte abbastanza da impedirgli di dedicarsi al mondo dell’imprenditoria, in cui sa già bene come muoversi.

Ma la Dea è ammaliatrice, e nel 1990, in seguito alla scomparsa di Cesare Bortolotti, Percassi prende le redini della società, diventando a 37 anni ildiciassettesimo Presidente dell’Atalanta Bergamasca Calcio. Da presidente illuminato, l’imprenditore punta ad instaurare un buon rapporto con i sostenitori e a sfruttare al meglio le strategie di marketing a lui care. Da amante di calcio, Percassi decide inoltre di investire molto sul settore giovanile, marchio di fabbrica dei nerazzurri anche oggi.

Dopo tre annate concluse a metà classifica, il presidente fa una scommessa importante: vuole che la sua Atalanta sia esteticamente bella, vuole portare a Bergamo il “calcio-spettacolo”. Si affida allora a un allenatore giovane, reduce da una promozione in Serie B con il Ravenna, e a Frank Sauzèe, capitano e perno del Marsiglia vincitore della Champions League nella stagione precedente, oltre a giocatori di sicuro rendimento come Rambaudi o Ganz (miglior marcatore con 9 reti quell’anno). L’esperimento, però, fallisce miseramente. Dalla 12esima giornata subentra in panchina il tecnico delle Giovanili della squadra bergamasca, un 36enne sprovvisto addirittura di patentino da allenatore, e per questo affiancato dal più esperto Valdinoci. Il trend però non migliora,l’Atalanta arriva penultima in campionato e retrocede nella categoria inferiore. Per Percassi, che aveva investito così tanto nel progetto di un calcio nuovo, fresco ed esteticamente pregevole, il colpo è troppo duroA fine stagione si dimette.

Eppure, nonostante questo finale sconfortante, guardando indietro alla stagione 1993-94 dell’Atalanta non si può che scorgere della visionarietà nel progetto dell’imprenditore di Clusone. L’investimento sul settore giovanile porta quell’anno alle luci della ribalta diciassettenni quali Tacchinardi, Morfeo e Locatelli, con un limpido futuro nella massima serie italiana di lì in poi, nonché un ventunenne Montero, in seguito quattro volte Campione d’Italia con la maglia della Juventus. E i due allenatori senza esperienza a cui ha deciso di affidarsi? Si chiamano Francesco Guidolin e Cesare Prandelli, due che poi di strada in panchina ne han fatta parecchia.

Percassi si rivolge quindi nuovamente ai suoi affari per 16 anni, finché nel 2010 non subentra ad Alessandro Ruggeri, figlio di Ivan, che aveva assunto la presidenza proprio in quel 1994, e torna a dirigere la sua Atalanta. Appena retrocessa in B (come quando fu lui a dimettersi), la Dea viene affidata aColantuono, reduce dalla sfiorata promozione alla guida del Torino. La società riesce a trattenere buona parte dei giocatori della stagione precedente e continua a puntare su calciatori giovani proveniente dal vivaio, come Consigli (23) e Bonaventura (21). La squadra termina al primo posto in campionato, guadagnandosi il ritorno in Serie A tramite promozione diretta dopo una sola stagione.

Per le otto stagioni seguenti, che ci riconducono a quella odierna, l’Atalanta ha rischiato di tornare in B per una sola volta, nel 2014-15. Per il resto, non ha mai smesso di superare critiche e record. Colantuono resta per cinque anni alla guida dei nerazzurri diventando l’allenatore più longevo sulla panchina bergamasca. Nell’annata 2015-16 viene raggiunta la quinta salvezza consecutiva, cosa che non avveniva dal 1994. E poi c’è l’annata 2016-17.

Quando Percassi esonera Colantuono nel 2014-15, lo sostituisce con Reja, uomo di sostanza che riesce a salvare la squadra alla penultima giornata di campionato. Nell’anno successivo viene confermato e giunge tredicesimo. Ma Percassi, che nel 2003-04 aveva vissuto la più cocente delusione sportiva della sua vita, decide che è l’ora di riprovarci. Oltre a una meticolosa attenzione rivolta alle giovanili, mai mancata in quel decennio, alla guida della sua Atalanta deve inserire una figura rivoluzionaria, qualcuno che voglia portare a Bergamo il bel calcio, qualcuno che conduca quella squadra dove nessuno è mai riuscito ad arrivare. Quello che non era riuscito a fare la prima volta con Guidolin.

La mossa non è di certo tanto azzardata quanto quella di undici anni prima, e in realtà si presenta come per caso. Enrico Preziosi, presidente del Genoa con cui era andato a cena per tutt’altri motivi, informa Percassi di aver chiuso l’accordo per un nuovo allenatore per la stagione seguente, e suggerisce al collega di riflettere sul tecnico uscente: “Ma perché non prendete Gasperini? Io ho già fatto Ivan Juric”.

La stagione che prende vita in quell’attimo esatto è quella del record di punti nerazzurro in Serie A (72), nonché del miglior posizionamento in classifica(4°) e del ritorno dopo 27 anni nelle competizioni europee. Ma è una stagione in cui il merito del presidente Percassi non si è fermato alla scelta del tecnico. Il suo contributo più importante è stata la conferma dello stesso. Dopo cinque giornate, l’Atalanta è penultima in classifica, con tre soli punti all’attivo. L’avvicendamento alla guida tecnica, e il conseguente cambio di modulo, non porta risultati immediati. A questo punto si aprono due possibilità: l’esonero o la fiducia. Il presidente, e non potrebbe esser diversamente, sceglie l’ultima. La Dea si rialza e inanella una serie di risultati inimmaginabili prima dell’inizio, come le 6 vittorie consecutive che eguagliano il record del 2013-14. A fine stagione, i bergamaschi sono sopra a squadre ben più blasonate come, nell’ordine, Lazio, Milan, Inter e Fiorentina, e si qualificano direttamente alla fase a gironi di Europa League. Fossero cambiate le regole europee con un solo anno di anticipo, l’Atalanta si sarebbe ritrovata in Champions League.

Come se non bastasse, l’Atalanta nella scorsa stagione ha deciso di acquisire l’Atleti Azzurri d’Italia per una somma vicina ai 9 milioni di euro, diventando la quarta squadra della Serie A ad esser munita di uno stadio di proprietà. Questo a conferma della visionarietà della società e del suo vertice.

Giusto per non perdere l’abitudine, poi, la squadra del Gasp decide di tirar fuori qualche giovane promessa italiana da lanciare a livello internazionale. Conti, Gagliardini, Caldara, Spinazzola e Petagna attirano le attenzioni di tutti, tant’è che solo il cartellino dell’ultimo ad oggi è rimasto di proprietà nerazzurra. Ma negli anni di gestione Percassi, sono stati lanciati giocatori come Baselli, Sportiello, Zappacosta o Gabbiadini, tutti con un futuro riservato nel calcio che conta. Vengono oltretutto valorizzati calciatori come Kessiè o come Alejandro Gomez, che nella stagione 2016-17 raggiunge Cristiano Doni e Denis per numero di marcature in un singolo campionato (16), guadagna l’ammirazione e la convocazione del ct argentino Sampaoli e diventa simbolo e capitano di questa squadra.

 “Noi ci siamo legati per tre anni più uno di opzione e credo proprio che non faremo senza di lui per questi quattro anni”, ha detto Percassi di Gasperini ad ottobre 2017. “Anzi”, aggiunge, “pensiamo di prolungare ulteriormente il rapporto. È il mister perfetto per l’Atalanta”. E oggi la Dea è nuovamente in corsa per un posto in Europa e ha superato con incredibile disinvoltura il girone di Europa League contro squadre come Lione ed Everton, posizionandosi al primo posto dopo 4 vittorie e 2 pareggi.

Ad attenderla ai sedicesimi di finale ci sarà ora dunque il Borussia Dortmund, uno dei club più temibili della competizione. Per il suo presidente illuminato, come scrive direttamente nel messaggio lanciato sul sito ufficiale del club, questa partita sarà un momento di festa, un’opportunità di far conoscere l’Atalanta in campo internazionale e, soprattutto, di scrivere un’altra pagina di storia con questi ragazzi e questo allenatore. Di certo non avrebbe potuto scrivere “e questo presidente”, ma lo aggiungiamo noi. Perché a Bergamo Percassi, con passione e con impegno, ha reso l’impossibile possibile, e non ha intenzione di fermarsi.

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