di Elia Faggion
Una rondine non fa la primavera. L’Inter è tornata a pasticciare, improvvisare, brancolare nella buia notte di Marassi. La vittoria di Bologna non aveva sgonfiato i forunculi interisti, è vero, ma ci si aspettava che almeno sull’onda dell’entusiasmo i spallettiani sarebbero riusciti a rimettersi in carreggiata. Invece contro il Genoa l’Inter si è incartata nuovamente, nella sua incapacità di proporre soluzioni imprevedibili, teneramente immersa nella propria apatia. È vero, i grifoni sono in forma e Marassi non è il giardino favorito dall’Inter, ma qualsiasi considerazione si cenerizza di fronte alla drammatica prova offerta dai baùscia, sempre più storditi e sempre meno gruppo.
EX E MASOCHISMO Terrificante l’autogol di Ranocchia con il quale il Genoa passa in vantaggio. Un gollonzo, una carambola che nemmeno su Fifa sarebbe fattibile replicare. In estrema sintesi questo autogol riassume come meglio non si potrebbe il momento nerazzurro, che arriva prepotente alla soglia del comico. E poi ci sono gli ex, Laxalt e Pandev: uno calcia l’assist, l’altro l’affondo del KO. Quando sono i vecchi amori a colpire, sono colpi tremendi da digerire.
VERSO IL BASSO Lo strano caso dell’Inter spallettiana ha ormai assunto dimensioni elefantesche: la sconfitta in terra faberiana è già costata il quarto posto (sorpasso della Under-Roma), e potrebbe andare peggio se la Lazio dovesse vincere oggi col Verona (l’Inter si ritroverebbe fuori dalla zona Champions League). Quello che preoccupa maggiormente i tifosi non è solamente il probabile scivolamento, bensì la proiezione: dopo la prossima partita col Benevento, sarà il turno di Milan, Napoli e Sampdoria. Auguri.