Buon compleanno, Brian Clough

Posted By on Mar 22, 2016 | 0 comments


di Gianluca Guarnieri

81 anni fa nasceva Brian Clough, uno dei tecnici mito del fotball inglese. Vincitore di ben 2 Coppe dei Campioni con il Nottingham Forest e di 2 titoli nazionali (uno con il Derby County nel 1972 e uno con il Forest). Allenatore ricco di personalità e con un carattere spigoloso, non ha mai evitato la polemica, scontrandosi con colleghi ed avversari. Il suo capolavoro fu proprio con la squadra in maglia rossa dove vinse praticamente tutto, surclassando i team metropolitani e mettendo in difficoltà il fortissimo Liverpool di Kenny Dalglish…

Inghilterra anni ’70. Per la nazione di Sua Maestà la Regina Elisabetta II°, le cose non andavano certamente per il verso giusto. La crisi economica stava colpendo in maniera pesante il paese, con una disoccupazione crescente. Il governo di James Callaghan era ormai agli sgoccioli e stava per arrivare al numero 10 di Downing street Margaret Thatcher, e la sua “rivoluzione conservatrice”, fatta di tagli e privatizzazioni. Nell’Irlanda del Nord le truppe britanniche erano impegnate in una sanguinosa guerriglia contro i terroristi dell’Ira, mentre gli scioperi e la violenta conflittualità sindacale paralizzava il paese. Inoltre, era sempre più diffuso l’uso di droghe pesanti, come l’eroina. Erano ormai lontani i tempi della “Swinging London” con i Beatles e il cinema “British” trionfanti (vedi la serie di “007” con Sean Connery…) in ogni angolo del globo. In campo calcistico, anche la nazionale dei “3 leoni” non attrversava una fase positiva con 2 eliminazioni consecutive alle qualificazioni mondiali e una crisi tecnica che faceva sbiadire il ricordo della squadra campione del Mondo 1966, con i vari Charlton, Moore, Banks e il “guru” Alf Ramsey in panchina. Insomma non un bel periodo, a differenza delle squadre di club che invece, dominavano nel vecchio continente, come il Liverpool, vincitore della Coppa dei Campioni nel 1977 e 1978. Un dominio, però interrotto da un’altra squadra inglese e per giunta con la maglia rossa, ma sicuramente meno conosciuta e pubblicizzata del team del Merseyside. Il nome di quella squadra era (ed è) Nottingham Forest. La storia della squadra della foresta e della contea tanto cara al celebre Sceriffo, avversario puntualmente sconfitto dal mito Robin Hood è quasi da favola: creata nel 1865 non ebbe molta fortuna, restando spesso e volentieri impelagata nella seconda divisione inglese, ed avendo il suo momento di gloria con la  vittoria della FA cup nel 1959. Considerata un club minore, il Forest “Red Garibaldi” (la tonalità del suo rosso)  ebbe la sua “golden age” proprio nei cupi anni ’70 con l’avvento sulla sua panchina di Brian Clough, autentico santone delle panchine d’oltremanica, molto conosciuto per la sua abilità da trainer e per il suo carattere difficile (una volta definì il portiere della Polonia Ian Tomacewksky “un clown”). Clough veniva da una periodo difficile con l’esonero dal Leeds United (affrescato nel libro “Il maledetto United”), ma riuscì a far risalire prima dalla seconda  divisione i “rossi”, portandoli poi nella stagione successiva (1977-78) a vincere il titolo inglese, cosa riuscita poche volte. 25 vittorie, 14 pareggi e solo 3 sconfitte il bottino degli uomini di Clough, che si aggiudicarono il torneo con 64 punti, 7 punti in più degli arci rivali del Liverpool. Una squadra fortissima, con elementi di grande classe e temperamento, come il portiere Peter Shilton, uno dei più grandi portieri della storia d’oltremanica, l’attaccante scozzese John Robertson, Viv Anderson primo difensore di colore a giocare con la nazionale  di Sua Maestà, Martin O’Neil (futuro allenatore) Archie Gemmil, il velocissimo Tony Woodcock e tanti altri. La coppa dei Campioni 1978-79 fu il successivo capolavoro: il Forest elimina ai sedicesimi il Liverpool, detentore del trofeo, sbarazzandosi in seguito di Aek, Grassophers e Colonia, e sfidando in finale il Malmoe. In quella finale il protagonista fu Trevor Francis, ben conosciuto in Italia in seguito per la sua militanza a Genova con la Sampdoria. L’attaccante di Plymouth (come il celebre corsaro Francis Drake, il preferito dalla Regina Elisabetta I Tudor e vincitore dell'”Invincibile armada” spagnola), mise il suo sigillo sulla partita e sulla storia dei “Garibaldi Reds”, a fine primo tempo, raccogliendo di testa un bel cross dalla sinistra di Robertson e battendo il portiere scandinavo Moeller. La stoccata del numero 7 fu mortale per gli svedesi e la coppa dalle “grandi orecchie” prese la via della foresta, resa celebre da Robin Hood e Lady Marian. Un sogno, bissato l’anno successivo nella finale di Madrid, contro il temibile Amburgo di Magath, Kaltz, Hurubesch e di “King” Kevin Keegan, connazionale pronto a fare lo sgambetto al team di Brian Clough. Nulla del genere con il match sbloccato da Robertson, con un destro implacabile e condotto in porto grazie alle parate strepitose di Peter Shilton, autentico protagonista. Nulla da fare per i tedeschi, “kaputt” come in tante occasioni contro le squadre d’Oltremanica. Ancora una volta il “Forest” aveva toccato il cielo con un dito, entrando nella Leggenda assoluta. 2 coppe dei Campioni, vinte con solo un titolo nazionale. Unici nel proprio genere

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