Francesco Morasso
Il primo tempo di Juventus-Milan è degno di una finale di Coppa Italia, le due squadre, infatti, si affrontano a viso aperto e senza paura. Il Milan dimostra di non aver alcun timore reverenziale nei confronti della Juventus e inizia aggredendo subito la partita.
I rossoneri pressano alto, mettono in difficoltà gli avversari e all’ottavo minuto di gioco hanno una grandissima occasione con Cutrone, che però calcia centrale da posizione più che privilegiata. Uno spavento, questo, che scuote la Juventus, che alza il baricentro e inizia a imporre il suo possesso palla, che risulta però sterile. Il Milan, infatti, si chiude bene e riparte in contropiede, rendendosi pericolosissimo con Suso (strepitoso Buffon) e con Bonaventura, che sfiora il capolavoro da 30 metri. I bianconeri, invece, sono pericolosi un paio di volte: la prima con Cuadrado al 34′, la seconda con Mandzukic al 37′, ma Donnarumma è bravo. All’intervallo, quindi, il punteggio è fissato sullo 0-0.
Il secondo tempo inizia a ritmi altissimi, proprio come il primo. Il Milan inizia bene e prova a spaventare la Juventus, ma nel giro di otto minuti vede crollare tutti i propri sogni. Tanto basta ai bianconeri, infatti, per segnare tre reti. Due delle quali su calcio d’angolo, la prima forse viziata da un fallo, le altre due innescate da due errori clamorosi di Donnarummma, fino a quel momento impeccabile. Poi l’autogol di Kalinic, a suggellare il poker bianconero. In mezzo il palo di Matuidi, nella porta sbagliata però, un’occasione che avrebbe potuto forse riaprire il match, ma questa non è proprio la serata del Milan.
È una serata da incubo soprattutto per il portiere dei rossoneri: i 90 minuti dell’Olimpico certificano l’involuzione di Gianluigi Donnarumma, diapositive di una stagione a luci ed ombre per il baby prodigio del Milan nonché erede designato di Buffon in Nazionale. Dopo aver steccato contro l’Arsenal e tergiversato sulla fiondata di Dybala in campionato, “Gigio” si è reso protagonista di ben due colossali svarioni in questo ultimo atto della Coppa Italia.
Ciò che più preoccupa è la natura della sua involuzione: tecnica ancor prima che psicologica. Sì perché l’errore sul tiro di Douglas Costa assomiglia a quello commesso sul tiro telefonato di Granit Xhaka dell’Arsenal: eppure tra i pali in questi anni il classe 1999 ci aveva abituato benissimo.
Lo difendono i compagni, lo protegge il mister che sposta il focus della conferenza post partita e dichiara, senza troppi giri di parole, che al Milan serve almeno un rinforzo per reparto, lanciando un chiaro segnale alla dirigenza. Persone in grado di giocare a calcio, ma ancor più dotate di mentalità vincente, secondo il codice Gattuso.
Al Diavolo impegnato nelle ultime due giornate alla protezione del sesto posto per conferire senso e credibilità a una stagione comunque deludente serve un mercato calibrato ed intelligente per fare il tanto agognato salto di qualità. Gattuso ha trasformato lo sfiduciato gruppo ereditato da Montella in una squadra vera e compatta, ma ora la società deve venirgli incontro assecondando le sue richieste. Questione di ambizioni.
Un 4-0 netto, questo, che porta l’allenatore a scusarsi con i tifosi per l’umiliazione subita e che rimanda il Milan ad agosto quando giocherà la SuperCoppa sempre con la Juve e soprattutto apre una serie di interrogativi sulla futuro della compagine milanista, arrivata a questo appuntamento con un netto divario mentale più che fisico.
La Juve è una squadra esperta e abituata a giocare gare decisive, il Milan alla prima difficoltà si scioglie. Con questa sconfitta la stagione è nettamente negativa, per salvare il salvabile i ragazzi di Gattuso dovranno quantomeno raggiungere il sesto posto e salvare l’Europa, ma domenica sera ci sarà proprio lo scontro diretto con l’Atalanta. Il Milan sarà in grado di reagire mentalmente?