di Luigi Pellicone
E cosi, la Germania vince con l’Italia. Non è un confronto che vale i tre punti. Basta e avanza però, per rovinare la settimana azzurra.
La batosta subita a Monaco di Baviera va oltre il risultato. É un campanello d’allarme che invita a riflettere sulle qualità di una rosa poco petalosa. Vocabolo caro alla Crusca i cui effetti collaterali sono rintracciabili in questa serata.
La Nazionale si scopre fragile, delicata. Si spezza, vittima impotente delle folate tedesche. Quando salgono i ritmi, l’Italia non è all’altezza. Sopratutto nei ricambi.
Senza girarci intorno, il discorso è squisitamente tecnico. L’Italia, questa almeno, non ha qualità. Basta scorrere le formazioni iniziali: Florenzi, Montolivo, Thiago Motta e Giaccherini contro Draxler, Ozil, Kroos e Goetze e Muller. Hummels contro Ranocchia. Okaka contro Muller. Pietà. Con queste premesse, seppur si corra e ci si impegna quando finisce il fiato buonanotte ai suonatori.
Conte ha dato un’impronta precisa e non casuale alla propria nazionale. Parla spesso, il ct, di corsa, mutuo soccorso, umiltà, carattere, abnegazione, spirito di gruppo, attaccamento alla maglia. Un vocabolario privo, non a caso, di un vocabolo. “Qualità”, il sostantivo che ti permette di vincere.
Conte ha coperto le magagne e la povertà di questa rosa con quantità, corsa e organizzazione. Il gioco, in tutti i sensi, funziona quando si giochicchia. Non a caso Thiago Motta, fra i migliori contro la Spagna, oggi è stato travolto. Quando il gioco si fa duro, la Nazionale è morbida come il burro. Questa sera, ove ce ne fosse bisogno, ricorda che questa, forse (anche senza forse) è la Nazionale più povera di sempre. Conte ha coltivato e fatto sbocciare qualche talento, ma non chiedetegli di più. Non di vincere. Non si può cavare il sangue dalle rape.