Amarcord: Pruzzo, 61 anni da “Bomber”

Posted By on Apr 1, 2016 | 0 comments


di Gianluca Guarnieri
Volk, Amadei, Da Costa, Manfredini, Prati, Voeller, Balbo, Batistuta, Montella, lo stesso Dzeko tra alti e bassi tutti uomini goal di classe e caratura stellare. Se però pensiamo ad un numero 9, ad un centravanti vecchia maniera, “pirata” dell’area di rigore pronto a sfruttare la minima indecisione del difensore avversario e a dare la stoccata vincente, non possiamo non pensare al più grande, al “Bomber”, a Roberto Pruzzo.
Pruzzo, 61 anni oggi,  è stato il goal, la follia deflagrante della palla in rete, l’esplosione di un attimo, per una tifoseria che iniziò ad adorarlo fin dal suo arrivo, in quella estate del 1978, ultimo regalo del Presidente Anzalone nel periodo finale della sua Presidenza. Il “bomber” arrivò dal Genoa, società dove aveva mosso i primi passi e dove era diventato il simbolo assoluto, eroe della “gradinata Nord” enclave rossoblu e tempio dei seguaci del “Grifone”, e fu proprio alla Roma il primo goal segnato in serie A, in un 2-2 dell’ottobre 1976 e l’ultimo, nello struggente spareggio di Perugia, con la maglia della Fiorentina del 1989. Era evidentemente il suo destino, quasi fosse un filo invisibile. Nella capitale trovò una squadra piena di problemi e che faticò non poco per riuscire a  salvarsi e proprio il baffuto centravanti fu protagonista assoluto con i suoi goal, tra cui uno in una indimenticabile partita con l’Atalanta che portò una salvezza  quasi insperata. Fu una chiusura di un’ epoca, quella della “rometta” e delle salvezze all’ultima giornata, con l’avvento dell’ immenso Dino Viola alla Presidenza e il ritorno dello scudettato “Barone” Nils Liedholm.  Pruzzo in quegli anni fu simbolo e alfiere, uomo gol di efficacia sublime, ed impegno assoluto, mettendo la sua firma nei momenti decisivi di quell’avventura indimenticabile.
I suoi goal, (quello già citato all’Atalanta il 6 maggio del 1979) il goal scudetto proprio al Genoa in quell’ indimenticabile 8 maggio 1983 (sotto la Nord che non lo ha mai dimenticato) il meraviglioso colpo di testa nella Finalissima contro il Liverpool, inutile ed eccelso allo stesso tempo o la rovesciata all’ultimo secondo, in un Juventus-Roma che fece epoca, o il goal sempre all’odiatissima Juventus con tanto di maglia sventolata sotto la Sud a mò di bandiera, da quel giorno gesto ricorrente di esultanza sotto le curve di tutta Italia, per non parlare delle reti siglate nei derby, volando in alto di testa come un falco predatore, sempre più su del suo marcatore Manfredonia, incapace di fermare lo stacco di “O Rey di Crocefieschi”, degno del miglior Michael “air” Jordan .
Pruzzo brontolone, capace di lamentarsi di tutto , in campo e fuori, ma punto di riferimento assoluto, per una squadra che lo ha visto come terminale offensivo senza uguali, capace anche di sacrificare le sue imponenti capacità realizzative  per il bene della squadra come nell’anno dello Scudetto 1983, capacità uniche basti pensare a quel 5-1 all’Avellino, con 5 reti segnate nella porta dei malcapitati irpini, entrando di diritto nella leggenda del calcio italiano. Quante volte il “bomber” ha dato gioia ai suoi tifosi, smentendo anche i più critici che storcevano il naso per una velocità non eccelsa, dimenticando i meriti del numero 9 che nei 16 metri dell’area di rigore diventava assoluto signore e padrone, quasi fosse stato partorito in quel rettangolo dei sogni. Solo Enzo Bearzot non capì realmente il suo valore e la sua forza, magari influenzato da “sirene bianconere” e padane, preferendogli addirittura il poco più che  modesto Selvaggi nei 22 convocati di Spagna 1982, ed ignorando bellamente i suoi splendidi 3 titoli di capocannoniere vinti, biglietto da visita inequivocabile . La sua “nazionale” è stata sempre la Roma, con la Sud sempre pronta ad incoraggiarlo ed amarlo, aspettando l’immancabile rete e la sua corsa forsennata verso di essa. La sua Curva ed il Commando Ultrà lo ha reso idolo immortale, con tanto di un commovente saluto nel giorno del suo arrivederci alla maglia giallorossa, in un caldo  giorno di maggio del 1988 con una marea di striscioni con scritto il suo nome, per ricordare le sue meravigliose prodezze. 106 per la cronaca, incise indelebilmente nel cuore di ogni romanista. Buon compleanno e 106 volte grazie “Bomber”!

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