Un viaggio nella storia, alla scoperta delle squadre dell’URSS
Di Nicola Ciacciarelli
L’Unione Sovietica collassa. L’Ucraina è ufficialmente uno stato indipendente dall’agosto del 1991. E la Dinamo? Nasce il campionato ucraino. Il primo prende il via il 1992, ed è il Tavrija Sinferopoli ad aggiudicarselo a sorpresa. È, però, solamente un fuoco di paglia. Dalla stagione seguente la Dinamo comincia ad egemonizzare la Prem’er-Liha, vincendo i 9 titoli successivi. Dal 96-97, dopo le esperienze negli Emirati ed in Kuwait, torna il Colonnello Lobanovski. La Dinamo domina tra i propri confini e si fa apprezzare anche in Europa. Indimenticabili le vittorie con il Barcellona, nella Champions 97-98. Gli ucraini si impongono 3-0 all’Olimpijsky e 4-0(!) al Camp Nou. Chiudono primi il girone, prima di essere fermati, ai quarti, dalla Juve di Lippi. L’anno seguente sono nuovamente primi nel proprio girone, davanti ai campioni d’Inghilterra dell’Arsenal. Ai quarti ci sono i campioni in carica del Real Madrid. La Dinamo ribalta il pronostico, pareggiando 1-1 al Bernabeu e battendo le Merengues, al ritorno, per 2-0. È un certo Andriy Shevchenko il trascinatore della squadra. Il ragazzo, nato a Dvirkivščyna, si sposta nella capitale a 10 anni. Fa tutta la trafila delle giovanili con la Dinamo e, dopo 3 anni in seconda squadra, esordisce nel 94-95 con la prima. Anno, dopo anno, la sua crescita è esponenziale: rapidità abbinata a fisicità, fantasia e un innato senso del gol. Il 98-99 è la sua stagione. I suoi gol(8+2 nei preliminari) gli valgono il titolo di capocannoniere della Champions e permettono ai suoi di raggiungere la semifinale. Ma non bastano le sue prodezze e quelle di Rebrov per agguantare la finale: il sogno degli uomini di Lobanovski si infrange con il Bayern (3-3 a Kiev e 1-0 per i bavaresi nel ritorno di Monaco). La stagione 98-99 è l’ultima di Sheva con la Dinamo (prima del suo ritorno negli ultimi anni di carriera). In estate gli ucraini cedono alle lusinghe del Milan, che sborsa una cinquantina di miliardi (di vecchie lire) per portarlo in Italia. Alla sua cessione, seguirà quella di Rebrov al Tottenham l’estate successiva e nel 2002 se ne va anche Valeri Lobanovski. A portarselo via non sono i soldi stranieri, ma un ictus. La Dinamo non riesce a ripetersi in Europa ed è costretta ad abdicare anche tra i propri confini, vista la rapida ascesa dello Shaktar di Lucescu.