Di Matteo Quaglini
La mentalità vincente non alberga qui in Inter-Tottenham, esordio settembrino di Champions, almeno per ora. Arrivano a questa apertura stagionale nella coppa più importante ed affascinante, entrambe ammaccate da dolorose e inopportune sconfitte. L’Inter, che dopo sei anni torna nel teatro dei grandi, ha ritrovato nel tiro di Di Marco vecchie malinconie milanesi: quelle delle gare casalinghe perse pur giocando discretamente bene. Il Tottenham ha lasciato sei punti tra Watford e Liverpool segno tangibile di due sconfitte capaci di ridimensionare l’avvio sicuro dell’inizio del campionato e di togliere la squadra dal comando della classifica che i primi otto gol segnati della stagione facevano presagire come possibile.
In definitiva come l’Inter anche gli inglesi hanno ritrovato, nel contatto con il vecchio volpone Deeney e nell’affrontare il Liverpool di Klopp, vecchie lacune ataviche sul loro cammino: non si vince quando, invece, sarebbe necessario il salto di qualità.
E’ proprio qui, nel Rubicone del miglioramento tattico e del controllo della partita secondo i propri “desiderata”, che la squadra di Pochettino ha in mano la chiave tecnica di una partita che si annuncia tesa, vibrante, ritmica e incerta sino alla fine: La concentrazione in fase difensiva sui cross laterali, che siano alti o bassi fa poca differenza. Sei gol subiti e quattro partite su cinque con la porta compartecipata da Lloris e l’olandese Vorm, violata dagli avversari. Troppi per mantenere una regolarità. Troppi per essere vincenti.
E troppi anche perché sia un caso o un dato frutto di un approccio “ancora estivo”. No, si tratta di un problema strutturale del Tottenham ed è lì la chiave per non “subire “ San Siro e l’Inter. Dov’è allora il pericolo per il Tottenham dei tre mondiali Trippier, Dier e l’uragano Kane?
La risposta è, quasi paradossalmente, nella struttura di gioco e nei movimenti offensivi della squadra di Spalletti. L’esatto tallone d’Achille del Tottenham: la palla che spiove in mezzo a Vertonghen e Alderweireld. Tutti i gol presi finora dagli estetici Spurs del coach argentino sono arrivati con un pallone che danza tra i piedi o sopra la testa dei nazionali belgi. E anche quando c’è stato il rinforzo di Sanchez con il Fulham e il Watford nel 3-5-2 aggressivo versione nazionale inglese, la squadra ha incassato gol esattamente in questa maniera.
E’ presto detto dunque: il gioco aereo potrebbe decidere Inter-Tottenham. Uno sviluppo classico nelle notti europee di una certa Inter degli anni ’70 e ’80 con Boninsegna e Kalle Rummenigge acrobatici “punteros” in grado di battere sul tempo i migliori interpreti del gioco aereo, tedeschi e britannici. Uno sviluppo che potrà essere contemporaneo anche stasera visto i gol di testa realizzati con difensori e attaccanti nello scorso campionato e, anche, uno sviluppo naturale del gioco offensivo della probabile Inter che Spalletti ha intenzione di schierare per la prima volta col 3-4-2-1.
Mauricio Pochettino ha, da buon allievo di Marcelo Bielsa, alternato vari moduli in questo inizio di stagione con l’idea di risolvere anche il problema della sofferenza centrale sul gioco aereo. Nemmeno la difesa a 3 con i suoi meccanismi a 5 in fase di non possesso legati alle scalate laterali, hanno però portato a una soluzione soddisfacente. Con questo sistema sono stati subiti 3 gol su 6 ed è arrivata la sconfitta con il Watford che ha minato le certezze precedentemente acquisite: il segno quindi che sta nella concentrazione dei “lunghi” e nel miglioramento delle loro capacità di lettura delle traiettorie, la soluzione alla fragilità difensiva e la possibilità di dare, quindi, un peso maggiore al gioco offensivo orchestrato da Eriksen. L’Inter per come vuole disporsi in campo e per la sua alta pericolosità nel gioco, un po’ dimenticato dal calcio italiano, acrobatico è il peggior avversario da affrontare per questo Tottenham ancora bello, troppo bello alla Burke, ma non sempre in grado di ballare.
Due squadre che cominceranno con due linee di gioco diverse: forzato sulla destra per trovare conclusioni e gol quello dell’Inter, ricercato nel possesso e finalizzato ad arrivare dentro l’area quello del Tottenham. Il vero cambio di passo avverrà quando l’Inter spostando tutti i movimenti a destra tenterà i cross verso il centro. Lì le due linee si fonderanno e gli incastri tra i giocatori decideranno sul gioco aereo la partita con il Tottenham chiamato a leggere e respingere per rilanciare i suoi trequartisti, Lucas, Son e il maghetto danese alla Harry Potter Eriksen nell’uno contro uno offensivo.
Gli inglesi cercano con l’alternanza dei moduli – 4 diversi in 5 gare di campionato – di produrre sempre soluzioni offensive imprevedibili e più Eriksen gioca nella trequarti avversaria piuttosto che da mezzala più la squadra tiene lontani gli avversari dal suo punto debole il cuore dell’area. Oggi a San Siro, però, occorrerà limitare i cross di Candreva per inibire, sul nascere, il duello rusticano in area tra Perisic e Sanchez e tra Vertonghen e Icardi. Non ci saranno Alderweireld e Trippier, lo specialista dei traversoni tagliati, e Alli la mezzala che sa entrare da sinistra in area e colpire di testa in gol. Non c’è dubbio che il Tottenham nella battaglia d’Inghilterra con i 7 saltatori dell’Inter oggi in campo, quella sul gioco aereo, parta senza contraerea e qualche incertezza in più.