SPALlata al 2018

Posted By on Dic 29, 2018 | 0 comments


 

2018, l’anno in cui doveva cambiare tutto e, almeno in apparenza, non è cambiato nulla.

2018, l’anno in cui ha termine la inquietante parentesi cinese. Nessuno ne scrive per timore di querele, ma lo pensano tutti quel che è successo. E le conseguenze?

Apparentemente nessuna.

Non hanno avuto nessun peso le sette Champions, la bacheca, la Storia a cui si da’ grande importanza e che è stata usata a più riprese come scudo, leva, talismano. Come pure nei 10 anni precedenti, dove il Diavolo è riuscito nell’impresa unica di uscire dalla top20 di: risultati internazionali, risultati nazionali, fatturato e valore, pur partendo dalle prime tre posizioni in tutto e pur rimanendo di proprietà di un magnate delle telecomunicazioni con un patrimonio di 6.8 miliardi di euro. Per dire quanto contava la ricchezza di quel proprietario (come pure dell’attuale).

Non è mai successo nulla.

Nel 2018 i rossoneri sono entrati e usciti da situazioni grottesche, con gente assurda, che ha fatto cose assurde, incomprensibili, inspiegabili a qualunque livello. E non si è mossa foglia.

La residua grandeur al termine del 2018 vale meno della buonauscita di Fassone. Per quella, almeno, qualche strascico legale c’è.

2018, l’anno di Cristiano Ronaldo alla juve. Andrea Agnelli alla cena di fine anno (che AC Milan non ha nemmeno fatto) ha sostanzialmente detto che per rimanere attaccati ai top club la mossa di CR7 era obbligata. Questo il livello di un club che 10 anni e mezzo fa transitava dalla serie B. Il Milan è 20 anni luce indietro. 20 perché il Milan è fermo in ogni settore alla fine degli anni ’90: come strutture, nomi, metodi gestionali, comunicazioni, abitudini.

Ed in questo sbiadito bilancio c’è da fare i conti con una incessante attualità..e d’un tratto…che malinconia, ragazzi! Si stringe il cuore di tutti i rossoneri sentendo parlare del 4-3-3 riproposto per la Spal con Cutrone all’ala. Il giovane Patrick non ha né il passo né la tecnica per ricoprire quel ruolo. Accentrare Çalhanoglu e schierare Josè Mauri con Bakayoko e Kessiè ai lati pare brutto e obsoleto, eh! Bah. Che ne è del Milan? Sembra che Il turco e Higuain abbiano la spina staccata. E l’elettroencefalogramma della squadra è piatto. Niente di nuovo, del resto, rispetto alle recenti prestazioni. Non segna il Milan da quattro partite e il suo gioco ruminato non ha mai i crismi della pericolosità. Se ci mettiamo qualche banale errore su palle da spingere in rete senza troppe difficoltà, il quadro è completo. Un quadro da urlo di Munch. Non prendiamo minimamente in considerazione l’assenza dello spento Suso decembrino. Solo Donnarumma e Bakayoko sono stati all’altezza in questo periodo. Il Diavolo che esprime il gioco più brutto dell’intera serie A. Non so se Gattuso sia il peggior allenatore del campionato. L’esonero di Inzaghi toglierebbe ogni dubbio. La riconoscenza con questi temi non c’entra nulla.

Ed ecco che bussa all’uscio l’ultima gara del 2018, appunto il posticipo tra Milan e Spal. Come ampiamente teorizzato i rossoneri stanno vivendo un periodo difficilissimo: tre pareggi ed una sconfitta nelle ultime quattro gare di campionato, con zero gol messi a segno. In casa SPAL le cose non vanno certamente meglio: il successo per la squadra di Ferrara manca da ben 9 giornate: era il 20 ottobre quando il club estense strappò i tre punti all’Olimpico contro la Roma.

Gattuso rischia di non avere a disposizione Suso contro la SPAL. Se non dovesse farcela spazio a Castillejo in attacco insieme a, come detto, Cutrone ed Higuain. In difesa cerca spazio Conti, anche se Calabria resta favorito sull’ex Atalanta. Calhanoglu, vista l’emergenza, resta a centrocampo con i ritrovati Kessiè e Bakayoko.

Mister Semplici, dal canto suo, costretto a rinunciare a Lazzari, messo fuori causa da una distorsione alla caviglia subita nel match con l’Udinese. Torna Kurtic dopo il turno di squalifica, in attacco si rivede Antenucci.

 

Francesco Morasso

 

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