Nicola Ciacciarelli
Che ti succede Juve? Dopo il crollo di Bergamo, arriva la rimontona del Parma allo Stadium e un inaspettato 3-3. I bianconeri si buttano via nel finale e lasciano due punti per strada. Il vantaggio sul Napoli è tale comunque da non fare drammi nemmeno per un pari del genere.
La squadra di Allegri è costretta a rinunciare contemporaneamente a Barzagli, Bonucci e Chiellini, evento straordinario se si considera che l’ultima volta accadde nel marzo 2012 (Genoa-Juve 0-0). L’assenza contemporanea dell’intera BBC è la causa principale del passo falso con gli emiliani. Caceres, al terzo esordio in bianconero, non fornisce le giuste garanzie, mentre Rugani è più preciso in fase propositiva che in fase difensiva e sulle fasce Cancelo e Spinazzola non danno la giusta protezione.
Eppure la Juve prende possesso in fretta della metà campo avversaria. Baricentro alto e Parma schiacciato negli ultimi 20-25 metri con il solo Gervinho lasciato in attacco per sfruttare la sua rapidità. I bianconeri creano, maledicono un pizzico di sfortuna per i due pali di Khedira, ma tutto sommato al 62′ sono avanti 2-0. Sembra la solita Juve. In controllo, magari un po’ sprecona, ma che ha troppa forza nei suoi singoli migliori per non portare a casa i tre punti. Ed invece la mezzora finale è un festival dell’orrore. Tra mancate diagonali, marcature e palle perse, il tutto condito da un pizzico di deconcentrazione. Il Parma non sta a guardare e sfrutta ogni minima indecisione.
La squadra di D’Aversa attacca sui lati i padroni di casa, quando sono a difesa schierata, mentre quando recupera palla nella propria metà campo lancia Inglese e Gervinho in profondità, scavalcando il centrocampo della Signora. Troppo tenera la difesa juventina, troppo svagata. Non solo nei due centrali, ma come detto anche sugli esterni, dove Spinazzola e Cancelo vengono colpiti alle spalle. Ma quella di ieri non è una sconfitta (pardon, un pareggio) esclusivamente della difesa. La palla persa da Mandzukic è sanguinosa e sintomo di una Juve dedita più al fioretto che alla sciabola. E se cala l’intensità di un ”cattivo” come Marione, Allegri ha più di qualcosa da registrare.