Panchine girevoli: come giocherà la Roma di Fonseca

Posted By on Giu 11, 2019 | 0 comments


Giovanni Rosati

La stagione 2018-19 della Roma è stata disastrosa. In ordine cronologico, i giallorossi sono stati eliminati con un irrisorio 7-1 dalla Fiorentina in Coppa Italia, sono usciti contro l’avversario più alla portata che potesse loro capitare agli ottavi di Champions League (il Porto) e si sono infine piazzati solo sesti in campionato, qualificandosi solo per i preliminari di Europa League.

E pensare che poco più di un anno fa si giocava contro il Liverpool l’accesso alla finale di Champions e, a dirla tutta, ebbe anche qualcosa da recriminare quando infine non ce la fece. Invece il Di Francesco 2.0 ha perso decisamente verve e il Ranieri 2.0 ha forse riavvicinato i tifosi alla squadra, ma non ha invertito la marcia sul campo. Ecco allora che l’11 giugno la società capitolina ufficializza il suo nuovo allenatore: si tratta di Paulo Fonseca.

La Roma lo ha incrociato nella Champions League 2017-18, quando ha eliminato agli ottavi di finale il suo Shakhtar Donetsk grazie all’ormai celebre stinco di Bruno Peres, e così ha potuto conoscerlo a vicino. Il portoghese nativo di Maputo, Mozambico, è un tecnico giovane (46 anni) e ambizioso che in Ucraina ha raccolto la pesante eredità di Lucescu vincendo tre campionati consecutivi dopo un biennio in cui gli arancioneri avevano lasciato il passo alla Dinamo Kiev.

A Fonseca vincere non basta: bisogna farlo giocando bene, avendo il controllo in entrambe le fasi. In quella offensiva attraverso un palleggio prolungato e una alta densità in zona centrale per liberare le corsie agli inserimenti dei terzini, sempre molto propositivi, ricercando in ogni occasione la superiorità numerica (questa ricerca è proprio ciò che lui definisce “calcio di posizione”). In quella difensiva alzando il pressing sul portatore di palla e bloccando ogni via di fuga, soffocandolo e mettendo la squadra avversaria in condizione, appunto, di non sentirsi in controllo neanche con il pallone tra i piedi.

Come si adatta alla rosa attuale

Difesa – Il pacchetto arretrato sarà praticamente da rivoluzionare quasi al completo, a partire dal portiere. Olsen ha compromesso nello scorso campionato le sue possibilità di rimanere e sarà ceduto al miglior offerente, forse in una medio-piccola di Premier League, Mirante ha dimostrato di essere un’opzione più che valida ma, a meno che non ceda alle lusinghe del Parma, dovrebbe rimanere come secondo.

Il sistema di gioco preferito da Fonseca è il 4-2-3-1 ma, pur essendo lo stesso utilizzato con grande frequenza quest’anno dai capitolini, ci sarà comunque da riorganizzare praticamente tutto. Il solo quasi certo di un posto è Florenzi (quasi perché è richiesto all’Inter da Conte), mentre a sinistra dovrebbe partire Kolarov ed esser trattenuto dopo il prestito a Cagliari Luca Pellegrini, difficilmente considerato da subito un titolare.

Al centro, poi, le certezze sono ancora meno. Manolas ha alte probabilità di lasciare la capitale e Fazio ha dimostrato già con Di Francesco di non poter giocare a buoni livelli con una linea difensiva alta, soffrendo il troppo spazio alle proprie spalle. Tant’è che si è rivisto il vero Comandante solamente con Ranieri, che ha riportato la linea al limite della propria area. L’argentino dunque può accodarsi nella lista trasferimenti al suo compagno di squadra, mentre per Juan Jesus e Marcano la permanenza è al vaglio, ma difficilmente ci si punterà da titolari.

Mediani – A metà campo non ci dovrebbero essere grandi stravolgimenti. Fonseca è solito utilizzare infatti un giocatore che si abbassi tra i difensori con la classica salida lavolpiana o che crei comunque coi due centrali e il portiere un rombo per il palleggio basso, mentre un altro mediano, più portato al palleggio e all’inserimento, si alza all’altezza dei trequartisti a fare densità centralmente. Due profili idonei sembrerebbero essere quelli di Nzonzi e Lorenzo Pellegrini, con Cristante possibile rincalzo sia in questa zona che sulla trequarti.

Trequartisti – Allo Shakhtar, Fonseca è stato abituato ad avere una linea a tre alle spalle del centravanti composta da brasiliani dinamici e abilissimi nel palleggio, che non avevano paura di accentrare su di loro il gioco e di cercare spesso il dribbling e lo spunto decisivi per creare un’azione pericolosa. A Roma, i profili che troverà non saranno esattamente questi.

Non hanno il futbol bailado nel sangue i vari Under, Kluivert, Zaniolo ed El Shaarawy, che sono però tutti profili giovani e di livello piuttosto alto e per questo probabilmente la Roma e il suo nuovo condottiero ci punteranno fortemente. Fa sorridere pensare a come forse i giocatori più innamorati del pallone e quindi adatti ad accentrare su di sé il gioco siano Perotti e Pastore, col primo a rischio addio e il secondo che ha deluso ogni aspettativa nella stagione passata. Chissà che non possano esser rinvigoriti dalla cura Fonseca.

Centravanti – Quello di prima punta è il ruolo a cui si dice che il portoghese chieda meno. Non ha bisogno di un falso nueve, di un regista avanzato come è stato Dzeko negli ultimi anni o di un giocatore iper-tecnico come Schick (anche se il ceco a Roma non lo ha quasi mai dimostrato). E non serve neanche uno spilungone che le prenda tutte di testa, perché i cross non sono esattamente la prima arma utilizzata dalle squadre di Fonseca. Tant’è che il centravanti di quest’anno, Junios Moraes, conta 176 centimetri. Ma in realtà non gli chiede poco: gli chiede di segnare. Il terminale offensivo degli ucraini nel 2017-18 era Facundo Ferreyra, che ha segnato 30 gol in stagione, mentre quest’anno Moraes ne ha fatti 26. Dzeko, con una presenza in più del brasiliano, solo 14.

Chi può essere integrato

Servirà un portiere affidabile sia con le mani che con i piedi per far dimenticare ai tifosi della Roma l’annus horribilis di Olsen, e i nomi non si sono davvero sprecati: si è parlato di Cragno, Sirigu, Radu, Perin e Dragowski in Italia, ma anche dei costosi Cillesen e Pau Lopez dalla Liga fino a Vlachodimos e Trapp. Difficile capire quante piste siano effettivamente battute dagli uomini mercato giallorossi.

I centrali di difesa dovranno sposare la causa di un baricentro molto alto e per questo esser dunque a proprio agio con gli ampi spazi alle loro spalle: servono giocatori rapidi. Tra i vari nomi accostati ai giallorossi ci sono Lyanco e Bonifazi del Torino, al quale sarà difficile strapparli, ma anche Vavro del Copenaghen o Duarte dello Sporting Lisbona. Sembra poi fatta per il giovane classe ’99 Matheus Guedes, brasiliano ex Santos. Possibile che Fonseca porti nella capitale con sé anche Ismaily, terzino 29enne dello Shakhtar, visto anche la penuria di piste di calciomercato in quel ruolo.

A centrocampo la Roma sta cercando di fare concorrenza al Napoli per Veretout, mentre sonda anche Florentino del Benfica e Bruno Guimaraes dell’Atletico Paranaense. Si è parlato come di Ismaily anche del giovane Marco Antonio (18) come fedelissimo di Fonseca da prelevare dallo Shakhtar, ma c’è da consierare la questione del limite di extra-comunitari in rosa. Difficile pensare sia plausibile una pista come quella di Van de Beek, corteggiato da mezza Europa, come quelli in attacco per Higuain e Icardi, che sembrerebbero fuori portata sia per costo che per offerta tecnica (la Roma non giocherà la Champions). Da valutare le voci su Muriel e André Silva.

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