di Giuseppe Porro
Sembrava passata un eternità, dove i ricordi sbiaditi di maggio (le mail di Trigoria; i presunti ribelli e l’addio di De Rossi); e di giugno (l’addio di Totti), che annessi all’arrivo di Petrachi e Fonseca (non prime scelte secondo l’opinione pubblica) e un mercato che agli occhi di molti tifosi è stato per nulla soddisfacente, anzi tutt’altro; hanno mandato la Roma al patibolo ancor prima di iniziare (la contestazione sotto gli uffici Unicredit è stato l’apice del distacco). Invece la cultura del lavoro del duo italo-portoghese, ha riportato la Roma e i suoi credenti sulla retta via, dove: Mancini è diventato il nuovo Bonucci; Smalling ha cancellato Manolas; Pau Lopez è un portiere vero; Veretout è un incrocio tra Strootman e Nainggolan; etc. etc. Tutto bello fino ai primi freddi dove arrivano due sconfitte (tra l’altro ingiuste) ed ecco servito un bel minestrone caldo.
Minestrone
La Roma che è falcidiata dagli infortuni, riesce grazie a Fonseca a soprassedere alla drammatica situazione giocando bene, recuperando (dal punto di vista mentale) alcuni giocatori che sembravano spariti e dando lustro ai nuovi arrivati. Tutto bene fino a quando la coperta purtroppo non diventa corta è non basta più, e nelle trasferte di Germania (Monchenglabach) ed Emilia (Parma) i giallorossi pagano dazio, subendo due sconfitte e facendo ripartire il turbinio di chiacchiere che fanno sì che il minestrone e servito subito in tavola, e gli ingredienti sono tanti, anzi troppi. Si parte dalla deromanizzazione (paventata da Totti nella sciagurata conferenza stampa.all’alba dell’addio di De Rossi, toccando anche li il discorso Florenzi). Florenzi che diventa un “caso” riesploso ora, nel momento che la Roma si trova a dover affrontare un piccolo passo falso fisiologico, proprio per colpa di una serie interminabile di infortuni che dovrebbero vedere la fine del tunnel alla ripresa del campionato. Mentre lui, il capitano attuale siede in panchina semplicemente perché le gerarchie del tecnico non lo vedono titolare. Ma si cerca per forza il caso come spesso capita in questa città, dove invece di pensare alla squadra si cerca sempre di fare un minestrone mischiando ingredienti a caso.
Florenzi
Tornando a qualche mese fa alla conferenza stampa di Totti, l’attuale capitano era da cacciare semplicemente perché secondo la lettura di certi giornali, il Capitano non lo prese in considerazione a differenza di Pellegrini, e quindi da molti invitato a raggiungere la corte di Conte senza nessun rimpianto. Oggi invece dopo sei gare rimaste a guardare da Florenzi, si parla di un “caso” senza pensare che chi sceglie è il mister, e deve sempre farlo in autonomia ed in serenità (come tra l’altro succede). Ora bisogna ripartire, e bisogna farlo in fretta dalla partita interna con il Brescia, per poi giocarsi l’Europa ad Istanbul. Due vittorie scaccia chiacchiere, due vittorie che diventino un dolce per deliziare il palato, senza riempirsi ancora di minestrone.