di Marco Bea
Il feeling della Lazio con i finali di partita è ormai conclamato, ma è doveroso ormai, specie in luce dei più recenti avvenimenti, focalizzare l’attenzione in particolare sui minuti di recupero. Con la rete di Immobile del definitivo 1-2 al Bentegodi, al cospetto di una Brescia combattivo e meritevole, i biancocelesti hanno infatti portato a 6 le marcature oltre il 90’ in questa stagione di Serie A, corrispondenti a ben 8 punti guadagnati. Cifre che fanno tutta la differenza del mondo quando ci ritroviamo a leggere la classifica dei capitolini e che non possono essere interpretare come una semplice concessione della provvidenza.
Pur essendo una componente innegabile di qualsiasi gioco, come alla fine lo è il calcio, la dea bendata c’entra il giusto con questi risultati, frutto piuttosto di una formazione che vuole essere padrona come non mai del proprio destino. La parola d’ordine della stagione in casa Lazio è crederci e gli uomini di Inzaghi in campo stanno incarnando alla perfezione il paradigma di questo verbo di base astratto e generico. Anche domenica contro il Brescia abbiamo avuto conferma di quanto i biancocelesti, anche in giornate non esaltanti, abbiano la forza di continuare a proporsi in avanti e a riempire con criterio l’area avversaria fino al triplice fischio. Un atteggiamento oltremodo proficuo soprattutto nei confronti delle medio-piccole, che nei finali tendono invece a schiacciarsi e a gestire con più apprensione la fase difensiva. Nell’azione decisiva, magari un po’ casuale se valutata singolarmente, c’è molto di questa propensione, con il lancio di Acerbi teso a sfruttare la fisicità ed il gioco aereo di Milinkovic, pericoloso con le sue sponde in anche nei minuti precedenti, in favore delle due punte Caicedo ed Immobile, perfette nell’occasione sia nel dialogo che nella distribuzione degli spazi. Lo stesso Inzaghi ha ormai imparato a farsi direttore di questo spartito e anche al Bentegodi, al netto di non poche difficoltà, ha insistito nel trasmettere messaggi positivi ai suoi, arrivando a giocarsi il finale con 3 attaccanti di ruolo ed una difesa a 4 con due ali mascherate da terzini come Lazzari e Jony. Il tecnico piacentino è inoltre riuscito a correggere quell’inclinazione alla leziosità rivelatasi spesso controproducente nel recente passato, con la squadra che, specie nelle fasi calde, non esita adesso a ricorrere a soluzioni un po’ più sporche, a partire da quella dei traversoni a pioggia dalle corsie esterne.
Le considerazioni fatte fino ad ora non ci devono però portare a sottovalutare anche l’altro lato della medaglia emerso nella vittoria di Brescia. La Lazio, sebbene la sosta natalizia rappresenti un’attenuante a riguardo, è stata infatti compassata come non mai nelle ultime settimane e, a centrocampo, ha patito in maniera evidente la doppia assenza per squalifica di Leiva e Luis Alberto, con l’esperimento di Correa adattato ad interno che non ha convinto. Proprio la mediana sarebbe forse il reparto da puntellare nella sessione di mercato di gennaio, almeno per limare il gap ad oggi piuttosto ampio tra titolari ed alternative. Sabato prossimo contro il Napoli, per l’ultima del girone d’andata, bisognerà cambiare registro in termini di gioco se si vorrà prolungare a 10 la striscia di vittorie consecutive in campionato, andando così a ritoccare il record della Lazio di Eriksson dell’annata 1998/99 eguagliato proprio al Bentegodi. Tentare la sorte del resto non può diventare una regola, specie se non c’è dietro un’effettiva volontà o capacità di portarla a proprio favore.