Lazio tra record e amarcord

Posted By on Gen 13, 2020 | 0 comments


di Marco Bea

 

Per alcuni il sabato dell’Olimpico è stato un emozionante salto indietro nel tempo, per altri un passo concreto verso un futuro tutto da scrivere. Con la sua 10° vittoria consecutiva in campionato, giunta grazie all’harakiri del Napoli, la Lazio non ha soltanto ritoccato la striscia record della stagione 1998-99, ma ha rievocato un sentore ormai quasi dimenticato nella sponda biancoceleste del Tevere. I tifosi non ammiravamo infatti da inizio secolo una squadra così tosta, sicura e, soprattutto, legittimata a nutrire delle ambizioni di vertice, vedremo poi se da Champions, da podio o da qualcos’altro.
Il parallelismo in questione, sabato sera, è venuto quasi naturale a partire da una semplice ragione cromatica, poiché gli uomini di Inzaghi si sono presentati in campo con una tenuta, celebrativa dei 120 anni appena compiuti dalla società, fotocopia proprio di quella dell’era Eriksson. Più che un’operazione nostalgia la casacca con le iconiche bande nere orizzontali tra petto e maniche ha tuttavia sancito un’ideale passaggio di consegne, con una formazione che costruì l’ormai ex primato di 9 successi di fila a sua volta tra i mesi di dicembre e gennaio, gettando le basi per il duello scudetto poi perso in volata con il Milan nel maggio del 1999. Pur senza i Nesta, i Nedved e i Vieri di allora la Lazio attuale ha confermato di possedere delle armi altrettanto pesanti soprattutto sul piano caratteriale, come quelle della convinzione nei propri mezzi e della volontà di spingersi sempre oltre i limiti che la partita sembrerebbe imporre. Come a Brescia la settimana scorsa i biancocelesti non hanno nuovamente rubato l’occhio per brillantezza, con il Napoli che ha condotto le danze a livello di ritmi e, specie nel 2° tempo, di occasioni da gol. Dopo essere rimasti a galla grazie anche alle parate di Strakosha, ottimo in almeno un paio di situazioni nella ripresa, i capitolini hanno saputo, ancora una volta nel finale, incidere al massimo negli episodi favorevoli, pur in tal caso con la netta complicità degli avversari. All’81’ Immobile è stato infatti rapace nel capitalizzare un paio di errori da matita blu della retroguardia partenopea, rubando il pallone dai piedi di un Ospina troppo incerto in disimpegno e ribadendo poi in rete su concessione di Di Lorenzo, autore di un maldestro tentativo di ribattuta sulla conclusione, tutt’altro che impossibile da controllare, dell’attaccante laziale.
La dinamica della marcatura decisiva testimonia quanto sia necessario saper cogliere anche la benevolenza del destino per siglare un record di tale portata, durante il quale non si può, giocoforza, mantenere sempre lo stesso livello di rendimento in quanto a gioco. Il dato più confortante è che il filotto positivo non si è interrotto neanche nelle ultime due giornate, in cui la Lazio ha accusato un’incontestabile flessione, anche a causa di alcune assenze, come quella di Correa sabato per un affaticamento muscolare, tra attacco e mediana. Se i biancocelesti dovessero superare indenni come andamento di risultati il prossimo mese, in cui si continuerà a scendere in campo ogni 3 giorni o quasi in virtù degli impegni di Coppa Italia e del recupero di campionato con il Verona, potrebbero aprirsi degli scenari oltremodo favorevoli. Per tutte le rivali più dirette a fine inverno inizierà infatti la giostra degli scontri diretti in campo europeo, mentre Inzaghi avrà modo di focalizzare la squadra sul solo obiettivo del campionato, nella speranza di dirigere altri capitoli di questo suo personale “ritorno al futuro”.

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