Dalla parte di Lorenzo…

Posted By on Feb 19, 2020 | 0 comments


(di Gianluca Guarnieri) Il peso di una maglia. Quello di essere un giocatore tifoso, nato e cresciuto nel vivaio e incoronato quale erede diretto da 2 dei calciatori più importanti della storia di una società calcistica. L’identikit del soggetto ignoto è piuttosto semplice da appurare, senza particolari doti deduttive, rivelando l’identità di Lorenzo Pellegrini, numero 7 romanista, vice Capitano, finito nell’occhio del ciclone, dopo qualche gara sotto tono, e tante critiche. Critiche che diventano persino insulti da parte del consueto, osceno, “tribunale” del Web (per non dire gogna…) dove i vari “haters” si sono scagliati sul talento di Cinecittà, tra offese e sberleffi senza ritegno e vergogna, imperversando sui “Social”. Un atteggiamento che raggiunge facilmente lo squallore, e che Pellegrini non merita per l’attaccamento reale a quella maglia tanto desiderata nel periodo di Sassuolo. “Lollo” come è chiamato familiarmente, non ha mai nascosto l’idea ed il sogno di indossare la fascia da Capitano, come i suoi modelli Totti e De Rossi, e ha sempre respinto le tentazioni di andare ad accasarsi altrove, con la corte serrata di società del peso di Inter, Tottenham e Juventus, tutte attratte dal centrocampista-trequartista. Un momento difficile ma che non deve far dimenticare tutto il bene mostrato finora, con grandi partite, tanti assist (uno dei migliori d’Europa nel campo…) e qualche goal, vedi Firenze o la doppietta di Parma, prendendosi la responsabilità quando necessario. Personalità mostrata nel recente derby, con un palo sfortunato che ha fatto correre un brivido lungo la schiena della Nord laziale, o il rigore prima concesso e poi ritirato da Calvarese con la complicità del Var. Pellegrini aveva già preso il pallone e appoggiato sul dischetto, pronto a battere Strakosha e a volare verso i suoi tifosi, la sua Curva Sud. D’altronde risolvere il derby gli era già riuscito a settembre 2018, con un goal meraviglioso di tacco e la punizione procurata per il sinistro di Kolarov, per non dire dell’assist millimetrico per la testa di Fazio e il definitivo 3-1. Un elemento legato ai propri colori e al proprio ambiente, dotato di mezzi tecnici superiori, con 23 anni ma una maturità umana e personale (già sposato e padre di una bimba di pochi mesi…) importante. Maturità dimostrata qualche mese fa ad Istanbul, in Europa League, quando il numero 7 fu colpito da un oggetto prima di un corner. Lorenzo non fece sceneggiate e dopo medicazione e bendaggio, rimase in campo con tanto di turbante in testa. Segno di una calma e personalità, da vero leader, come in passato Di Bartolomei, Giannini, Totti, De Rossi e lo stesso Florenzi. Tutti capitani gloriosi, romani e romanisti. Proprio come Lorenzo Pellegrini.

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