Prati, l’indimenticabile…

Posted By on Giu 23, 2020 | 0 comments


(di Gianluca Guarnieri) Forte. Fortissimo. Pierino Prati era proprio così. Un attaccante nato, di quelli sempre pronti ad anticipare l’avversario e a fare goal. Un goleador perfetto, con quel look a metà tra la rockstar e il cowboy, e di sicuro ricordava quei personaggi da selvaggio west e si sarebbe trovato a proprio agio anche in un film di Sergio Leone. Per centrare il bersaglio “Piero Goal” non aveva bisogno della Colt o del Winchester. A lui bastava il suo destro preciso, violento e chirurgico, e il suo prodigioso stacco di testa che gli consentiva di volare sopra il suo avversario diretto ed umiliare il malcapitato portiere. L’area di rigore era la sua casa. Di goal ne ha sempre fatti tanti ed importanti. Dalla finale di Coppa dei Campioni dell’anno di grazia 1969, quando realizzò tre reti all’Ajax del giovane Cruyff, portando il Milan sul tetto d’Europa, al titolo di Capocannoniere dell’anno precedente con annesso Scudetto e Coppa delle Coppe, fino alla seconda giovinezza romana con un anno da incorniciare, e tanti goal per far impazzire la Curva Sud. Prati faceva parte di quella straordinaria fioritura di attaccanti Top, quasi tutti lombardi, vedi lui, Riva, Boninsegna, Pulici, Savoldi, una generazione di super Bomber che oggi varrebbe cifre sbalorditive, e farebbe la fortuna di qualsiasi Commissario Tecnico azzurro. In rossonero vinse tutto, 1 scudetto, una Coppa Campioni, una Coppa intercontinentale e due Coppe delle Coppe, con il binomio perfetto con Gianni Rivera e si pensava che il suo trasferimento alla Roma di Anzalone lo avrebbe condotto ad una conclusione di carriera precoce, ma non fu così. Ci pensò il Maestro Nils Liedholm a ricaricarlo e rilanciarlo. Con lui Prati tornò la “peste” e smentì l’entourage rossonero che lo aveva creduto bollito e stanco. Pierino fu il terminale offensivo ideale per quella Roma, che nel 1974/75 lo vide superstar assoluta. Dopo un inizio stentato la squadra giallorossa iniziò a volare, spinta dai suoi goal (bellissimi, realizzati in acrobazia, in tuffo senza paura dei tacchetti dei difensori) e dalle parate di Paolo Conti, dalle incursioni velocissime di Francesco Rocca, e dalla sapienza tattica e tecnica di Cordova e De Sisti. Pierino però faceva goal e ne segnò 14 tutti pesanti e determinanti, primo tra tutti quello del Derby del Marzo 1975, beffando in spaccata Pulici ed anticipando Oddi e Wilson, che fece commuovere la Curva Sud. Un goal da opportunista spietato ed implacabile, e quella foto divenne il poster per un’intera generazione di adolescenti, ammalati di calcio e di Roma. L’odiato Chinaglia aveva trovato l’avversario ideale, il competitor azzeccato e capace di trascinare i sogni dei propri tifosi, creando la giusta connessione sentimentale. Tifosi, che lo amarono senza incertezze, con un rito ripetuto ogni partita in casa, ovvero la consegna di un mazzo di fiori prima della gara. Fiori naturalmente giallorossi. Ancora oggi quella Roma del Terzo posto (che cancellò tanti anni di “Rometta” ) rimane viva nel cuore dei tifosi con i capelli bianchi, legati a quel ricordo e a quel centravanti con la maglia giallorossa numero 9, sotto la Sud con le braccia alzate. Ciao Piero, riposa in pace.

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