Nicola Ciacciarelli
La Juve passa a Kiev ed esordisce nel migliore dei modi nel girone di Champions. Il 2-0 finale fotografa fedelmente una gara ben condotta dalla Signora. Predominio del campo e buona capacità di chiudersi nella parte centrale della ripresa, quando la Dinamo ha provato ad uscire fuori dal guscio.
Pirlo ha vinto la sfida con il maestro Lucescu. Gli ucraini sono apparsi intimiditi, sin troppo, e forse sorpresi nell’affrontare una Juventus camaleontica. I bianconeri sono passati da un iniziale 3-4–2-1 ad un più classico 4-4-2 con Ramsey, e non Kulusevski, a giocare da seconda punta. Mentre il 4-3-3 dei padroni di casa è rimasto solo sulla carta, visto che gli esterni d’attacco de Pena e Tsygankov hanno stazionato per lo più sulla linea di centrocampo e non vicino alla punta Supriaha.
La Juve ha attacco insistentemente a sinistra con un ispirato Federico Chiesa. Da lì è arrivata l’azione del primo gol di Morata. Mentre da un cross perfetto di Cuadrado è arrivato il secondo sigillo dello spagnolo. Il palleggio bianconero si è mostrato efficace e non sterile, complice una Dinamo poco coraggiosa, che ha preferito difendersi rimanendo dietro la linea della palla senza aggredire l’impostazione juventina. Importanti per la Juve sono stati i frequanti cambi di gioco, che hanno costretto gli avversari a rincorrere il pallone senza mai riuscire a trovare break in contropiede in caso di recupero palla.
La Juve dell’Olimpyski ha mostrato convinzione nei propri mezzi, (59% dei duelli vinti) e non è stata quasi mai in affanno quando ha rinculato nella propria metà campo. Rispetto a Crotone un ottimo passo avanti.