di Daniele Izzo
Aquila o Fenice? La Lazio incamera i versi di Apuleio e con ritrovata fiducia nei propri mezzi risolleva le avversità di una classifica che la vedeva patire le pene di una campagna europea tanto entusiasmante quanto dispendiosa. In bacheca vanno la terza vittoria consecutiva e il primato cittadino, che in qualsiasi altra città non varrebbe nulla, ma a Roma si.
Il derby di venerdì sera ha tracciato una linea precisa sull’anomalo campionato 20/21. Sopra la Lazio, capace di rilanciarsi nelle zone nobili della classifica; sotto la Roma, che fallisce l’ennesimo big match stagionale e vede le altre incalzare furenti. Il campo ha scelto i suoi prediletti e, forse come poche altre volte nella storia della stracittadina, nulle sono le discussioni a riguardo. Inzaghi ha incartato Fonseca, le stelle della Lazio i loro dirimpettai, sfoderando una prova tanto qualitatevole quanto di sacrificio, rincorrendo e ripartendo senza sosta per 90’. Emblema di questo leitmotiv, e più in generale della rivincita laziale, è Manuel Lazzari. Imbrigliato da Spinazzola nel derby di un anno fa, venerdì davanti agli occhi del CT Mancini ha fatto a fette la difesa romanista, concedendo a Immobile prima e Luis Alberto poi l’onere e l’onore di sancire il doppio vantaggio dopo appena 23’. La partita si è di fatto conclusa li, con l’ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro del ‘Mago’ biancoceleste. I restanti settanta minuti sono stati una lunga passerella verso la festa finale. Milinkovic, Caicedo, Immobile: in tanti hanno provato a prendersi le luci dei riflettori in un secondo tempo dalla verve amichevole. Ci è riuscito Luis Alberto, con un colpo da biliardo valso la prima doppietta in un derby. L’ultima immagine, poco prima del triplice fischio di Orsato, è un inno alla stagione scorsa: tutti abbracciati per una Lazio che, forse, ha ritrovato la via smarrita lo scorso marzo.
Solamente due settimane fa, dopo lo scialbo pareggio di Genova, l’Aquila sembrava affogare nel brodo di metà classifica al sapore di nulla. Covid, infortuni, caotici tamponi, stipendi e le dispendiose nottate europee stavano cuocendo una squadra che ai più dava l’impressione di essere alla fine di un ciclo, appagata dalla sola possibilità di affrontare i campioni di tutto del Bayern Monaco. Invece sotto la brace, i ragazzi di Simone Inzaghi stavano risorgendo dalle ceneri dei propri errori. È bastato il derby, vinto e stravinto, a far divampare le fiamme in un gruppo che non si è mai perso e che venerdì sera è risorto, come una Fenice.