di Alessia Fratarcangeli
Prima Maradona. Poi Cavani. Infine Gonzalo Higuain. Impossibile fare un paragone tra i tre campioni, anche se qualcosa in comune tra loro c’è. E non è solo la maglia, ovvero quella azzurra. Higuain prende di diritto il suo posto accanto all’argentino più amato di Napoli e all’uruguaiano Edison Cavani, gli unici, oltre al Pipita, capaci di vincere una classifica marcatori di serie A con la maglia dei partenopei.
Al principio, ovviamente, fu il Diez; stranamente, però, il titolo di re dei bomber non arrivò in concomitanza di nessuno dei due scudetti conquistati dal Napoli di Maradona, ma nella stagione 1987-88, in cui gli azzurri si classificarono secondi dietro il Milan di Sacchi. Quindici reti, il bottino più magro mai raggiunto da un capocannoniere, che però non riuscirono a spingere il Napoli al primo posto. Flash forward di un quarto di secolo, stagione 2012-2013. Edinson Cavani da Salto, Uruguay, con 29 marcature personali conquista la classifica marcatori, al termine di un campionato che, dopo anni di oblio, proietta di nuovo il Napoli nelle posizioni che contano. Anche in questo caso, però, la medaglia è d’argento, dietro alla Juventus di Conte. A differenza di Maradona, il Matador non avrà la possibilità di vincere un campionato in maglia azzurra, dato che verrà ceduto agli sceicchi del PSG per la ragguardevole cifra di 64 milioni di euro.
E arriviamo così al più fresco dei nostri protagonisti, Gonzalo Higuain. Circa quaranta dei milioni incassati per Cavani finiscono nelle casse del Real Madrid per acquistare il Pipita, bomber di razza che non trova molto spazio nelle rotazioni dei Blancos. Per l’argentino arrivano 35 reti in due stagioni, prima del capolavoro di quest’anno: 36 marcature in 35 partite, Angelillo e Nordhal cancellati dagli annali. Ma alla resa dei conti, arriva comunque un secondo posto. Per Higuain, la beffa è addirittura duplice, dato che è sfumato anche il sogno di vincere la Scarpa d’Oro. Se le cifre di Maradona e Cavani non permettevano di sperare nel trofeo, il Pipita, grazie alla sua continuità, è sempre stato in corsa, fino allo strappo finale di Suarez, che, complice la squalifica dell’argentino, ha raggiunto quota 40. Questa analisi non sminuisce certo i risultati di questi tre campioni, ma dimostra che se il Napoli vuole puntare a vincere il campionato, dovrà affiancare ai suoi solisti un gruppo capace di camminare e fare bene anche senza di loro.