(di Giuseppe Porro)
Partiamo da un presupposto, questo non è un attacco a Fonseca visto che la Roma al momento è saldamente al 3° posto quindi in piena corsa per un posto in Champions League, ed è in corsa per l’Europa League.
Ci sono però dei dati oggettivi che vanno presi in considerazione, aggiunti ai corsi e ricorsi storici e ai social velenosi diventa un mix che può far male alla Roma minando l’intera stagione, ma andiamo per ordine facendo qualche passo indietro.
La chiave è la ormai famosa e pesante fascia di capitano che a Roma ha un senso di appartenenza diverso e troppo significativo. Una sorta di sacro Graal che può travolgere se non si è preparati.
Quella fascia indossata da Di Bartolomei, Giannini, Totti e De Rossi (tutti non esenti da polemiche nonostante la loro grandezza) e passata anche sulle braccia di Florenzi e Pellegrini (figli di Roma), Dzeko e Cristante (non romani) travolgendoli.
Mentre Florenzi sembra ormai destinato ad essere il passato, mentre Cristante per indossare i galloni di capitano deve essere importante per lo spogliatoio, ma non degno per la piazza. Pellegrini e Dzeko meritano un discorso a parte che implica anche il campo.
Il capitano Edin Dzeko, curriculum rispettabilissimo con numeri da top player, è stato degradato per una lite con Fonseca. La fascia passa così al vice capitano, ovvero il romano Lorenzo Pellegrini, fin qui tutto regolare ma c’è la variante romana dietro l’angolo.
Dzeko è stato punito con la perdita dei galloni e l’esclusione dal campo, mentre oggi il capitano Pellegrini è al centro del ciclone per via dei social usati e spesso abusati da addetti ai lavori e non.
La fascia dovrebbe tornare al bosniaco per spegnere le polemiche in toto, e ripristinare l’ordine. sia per Pellegrini (colpevole una foto con l’amico Immobile il giorno del compleanno di quest’ultimo) come se nessuno di noi avesse un amico laziale, sia per Dzeko (dove entra in campo il discorso campo).
Sembra (corsi e ricorsi storici) di rivivere lo Spalletti-Totti con protagonisti diversi. Spalletti si mise contro il totem non facendolo giocare, mentre il Capitano quando entrava metteva il tecnico toscano in difficoltà sempre e comunque.
Ora dopo la lite, e la pace fatta ci aspettiamo un altro trattamento dal tecnico, a prescindere dalla permanenza del bosniaco il prossimo anno, perché la Roma (con tutto il rispetto per Borja Mayoral) non se lo può permettere.
La presunzione o l’orgoglio personale possono danneggiare solo la Roma come successe in passato e questo sarebbe solo un boomerang per la società giallorossa.
Lo si è visto a Torino contro la Juventus dove è mancato il carisma del top player, e domenica al cospetto del Milan si spera venga ripristinato l’ordine, ovvero Dzeko in campo dall’inizio e lo spagnolo contro il Braga e non viceversa.
Come se il Milan rinunciasse a Ibrahimovic, la Juventus a Ronaldo, l’Inter a Lukaku, solo per un capriccio personale che ora come ora va cancellato, a partire da domenica sera dove una vittoria sui rossoneri con gol del bosniaco (ma ci accontentiamo anche di Bruno Peres), porterebbe (come diceva Rudi Garcia) di nuovo la chiesa al centro del villaggio, facendo sparire le nubi, che a Roma sono sempre in agguato.