di Daniele Craviotto
Sampdoria-Milan termina in parità. I blucerchiati strappano un fondamentale punto nella Milano rossonera. Come è accaduto? Semplice, con un secondo tempo folle tanto da dover scomodare l’importantissima opera cinquecentesca di Erasmo da Rotterdam. Il motivo si ha grazie al susseguirsi di “follie” avvenute nei secondi quarantacinque minuti. Iniziano i rossoneri con il promettente Hernandez che regala il vantaggio blucerchiato per un errato retro-passaggio; Quagliarella si inventa una magia per insaccare. Poi inizia il Doria con Adrien Silva a seguirlo, lasciando in 10 la Samp per un intervento inutile. Prosegue Keita Balde regalando, su un altro suggerimento sbagliato, la ripartenza al Milan. Infine persino Audero (uno dei migliori della stagione) si unisce alla “festa” con una folle uscita che lascia la porta sguarnita. Nell’opera dell’autore olandese viene scritto che gli esseri umani si concentrano non sugli aspetti spirituali, bensì sul perseguimento di quello che è terreno e destinato a finire. Ovvero? Gloria, successo, lusso ecc… Probabilmente questo deve essere passato in mente a questi giocatori liguri, perché bastava usare più la concentrazione e meno l’esaltazione, di essere a un passo dal raggiungere quasi matematicamente l’obiettivo salvezza, per incassare l’intera posta. Questo modo di intendere, nell’opera, prende nome Kolakia (Adulazione) ed essa è fiera compagna della Follia. Ora rimangono nove incontri e almeno quattro/sei punti da inserire in classifica per vincere tranquillamente la prima sfida: la salvezza tranquilla. Per farlo e per riuscire a tenere la parte sinistra, la Sampdoria dovrà terminare la propria stagione, non seguendo le frasi finali del saggio. Quindi dovrà «RICORDARSI» di ciò che è accaduto a San Siro e in altre sfide (quella con il Cagliari, l’ultima in ordine cronologico), «EVITANDO» di bere dal calice di Philautia: quello della Vanità.