(di Giuseppe Porro)
L’Autoreferenzialità del calcio ricco provoca scandalo? Pura ipocrisia! Partiamo da un presupposto, il fatto è la conseguenza che lo sport, e segnatamente il calcio, non è più tale da almeno trent’anni.
Chi oggi si straccia le vesti, ha cavalcato l’ignoranza e la voglia di parlare di tutto e il suo contrario sapendo di non sapere e soprattutto sapendo di scambiare opinioni con chi a sua volta sa di non sapere, il cosiddetto bar sport. L’esaltazione del populismo calcistico elevato alla massima potenza.
Ci si doveva scandalizzare quando il calcio si ‘finanziarizzava’ sempre di più. Quando un’istituzione cade nelle mani della finanza, come anche altro, a comandare è il capitalismo puro, non la passione e neanche i valori.
Infantino non si è mai accorto dello strapotere finanziario? Giuseppe Conte parla di valori inclusivi e cavallereschi. Il banchiere Draghi diventa improvvisamente sovranista e pallonaro quando è una delle punte di diamante dell’europeismo a tutti i costi! Macron dov’era quando gli sceicchi cannibalizzavano la Ligue 1 acquistando il Paris Saint Germain?
I valori del calcio sono stati svenduti da queste persone e dai loro predecessori per soldi. Il denaro compra tutto, e loro ne sono la massima testimonianza, e allora smettiamola con tutta questa ipocrisia che arriva da ogni parte. A cominciare dai media che da sempre sono i maggiori questuanti di denaro a tutti i costi.
Una cosa è certa IL CALCIO È MORTO, ma è la consecutio che fa parte di un’agonia perpetrata negli anni da speculatori, arrampicatori sociali o semplicemente manager.
I 12 club (6 inglesi, 3 spagnoli e 3 italiani) che hanno “creato” la Super League sono tra i più ricchi del mondo del calcio e vogliono esserlo ancor di più perché il calcio vecchia maniera non garantisce più introiti floridi a prescindere dal Covid. Lo strapotere di certe squadre è stato sempre discusso, aborrito e stigmatizzato dai tifosi, tuttavia non ha mai suscitato lo sconforto necessario e sufficiente per sgretolare la popolarità del circo pallonaro. E allora i tifosi, come sempre, se ne faranno una ragione, e i nuovi padroni del calcio questo lo sanno benissimo.
Questa forzatura dei potenti dei club potenti, contro i potenti dell’Uefa messi li a fare i potenti dagli stessi potenti dei club potenti per essere ancora più potenti (sembra uno scioglilingua) è la chiave di lettura di oggi.
Ormai il calcio di Rozzi o Anconetani, Gaucci o Matarrese, Moratti o Sensi non esiste più perché le società di calcio sono vere e proprie aziende con dei fatturati da salvaguardare e portare avanti in positivo altrimenti non avrebbe senso l’investimento, ed è per questo che IL CALCIO È MORTO. Abbiamo dimenticato la trasformazione dei club in società per azioni? Operazione promossa in Italia nel 1996 da Veltroni! Le società per azioni devono produrre utili non passioni, le passioni sono un mezzo su cui seminare capitali da moltiplicare.
Non c’è più spazio per il romanticismo ed il tifoso e diventato cliente, le holding che acquistano le società di calcio vogliono solo fare business come per qualsiasi azienda, e tutto questo si sapeva da tempo.
Quindi sentir gridare allo scandalo da chi fa, o ha fatto parte dello scandalo fa pensare a nuovi possibili scenari, quali? Un nulla di fatto o un accordo tra le parti, come si suol dire “Canis canem non est”.
Perché una guerra di potere non gioverebbe a nessuno, anche perché la risposta sarà “noi abbiamo i soldi, noi procediamo”. Sono tutti proni alla vulgata dello scandalo fin quando non sarà il momento di entrare nell’affare.
Il potere logora chi non c’è l’ha e in questa guerra c’è tanto da perdere ma anche tanto da guadagnare, e questa è la parte che interessa a tutti, guadagnare sempre di più come è giusto che sia.
Anche se a perdere sarà solo e sempre il semplice tifoso anzi cliente, ma farà finta di non accorgersene come sempre, in un calcio che ormai è business e finanza, e non più il romanticismo di un calcio antico che ormai non c’è più.
Ora ci sorbiamo l’indignazione, ma statene certi durerà poco. Gli editori di quotidiani dove si vergano ogni lunedì paginate di banalità e su cui i tifosi plasmano il loro umore, sono comunque controllati dai club, quelli ricchi, e quindi arriverà l’ordine di normalizzare la questione per cominciare a esaltare il nuovo torneo esclusivo, quello dei magnati. Memori di quanto sperimentato in ‘pandemia’ chi sarà dissenziente verrà etichettato come negazionista. La finanza ci sguazza nel lockdown e quelli che oggi fanno gli scandalizzati sono gli stessi che hanno dato il diserbante per trent’anni ai campi di calcio. Chi oggi grida allo scandalo sono come quelli che cantavano dai balconi, spariti mestamente nell’oblio dell’idiozia del gesto. Andrà tutto bene.