di Lucio Marinucci
Per il terzo anno l’Atalanta termina il campionato tra le prime quattro della classe e conquista il terzo accesso consecutivo alla Champions League. Una crescita costante che denota la continuità di un progetto invidiabile sotto ogni punto di vista. Ad oggi appare difficile pensare come appena undici anni fa gli orobici chiudevano la stagione al terz’ultimo posto e retrocedevano in Serie B. Come una fenice però, i nerazzurri sono risorti dalle proprie ceneri e dai campi di Portogruaro e Albinoleffe sono passati ad espugnare quelli di Ajax e Liverpool.
Una scalata senza eguali che porta la firma della famiglia Percassi, capace di compiere un vero e proprio capolavoro sia dal punto di vista sportivo che da quello societario. Il segreto dei successi bergamaschi risiede in un’unica parola: sostenibilità. La Dea non ha di certo potuto usufruire dei mezzi economici delle corazzate, ma ha saputo far di necessità virtù e i risultati sono stati sbalorditivi. L’ingegnosità e l’oculatezza dell’organigramma atalantino dovrebbero essere d’esempio per chiunque, tanto più per quelle grandi società, in Italia e in Europa, che ora piangono per i conti esageratamente in rosso. Mai nessuna spesa folle, mai nessuna operazione da prima pagina, ma bensì una serie infinita di mirati acquisti in prospettiva che spesso hanno portato a risultati eccellenti. Tra i tanti spiccano quelli di Gollini (acquistato per 4,4 mln), Hateboer (1 mln), Freuler (2,1 mln), Djimsiti (1 mln) e il capolavoro di Gosens (1,1 mln). Ad oggi il valore sommato di questi giocatori è addirittura decuplicato, ma di plusvalenze da manuale ne sono già state fatte tante; risaltano particolarmente quelle di Castagne e Kessiè, ma sono da sottolineare soprattutto i nomi che sono usciti dal vivaio nerazzurro, uno dei più fiorenti d’Europa. Campioncini del calibro di Kulusevski, Bastoni, Mancini e Gagliardini sono stati forgiati nelle giovanili del club e hanno fruttato complessivamente più di 100 milioni. È stato anche grazie a questi guadagni che Percassi ha potuto acquistare lo Stadio dal Comune e ammodernarlo a regola d’arte, rendendolo uno degli impianti più suggestivi del nostro Paese.
Infine un elogio speciale dev’essere riservato a uno degli artefici del miracolo Atalanta, vale a dire Gian Piero Gasperini. Se lo spogliatoio nerazzurro è uno dei più affiatati d’Italia il merito è senz’altro suo. Nei cinque anni trascorsi a Bergamo è sempre riuscito a tenere magistralmente le redini di un gruppo che ha plasmato con mani d’artista. Le intuizioni, le scelte e la leadership sono quelle di un condottiero che finora è sempre stato un collante imprescindibile per i suoi uomini. Al termine dell’ultima giornata di campionato Gasp si è espresso ai microfoni definendo i risultati ottenuti come una torta da gustare. E chissà se l’anno prossimo si potrà finalmente puntare alla ciliegina…