Pasquale Pollio
Partito il count down a Salerno per l’iscrizione dei granata alla massima serie, in quanto sei giorni fa sono cominciati i lavori di adeguamento dello Stadio “Arechi” che deve allinearsi agli standard necessari per poter disputare la Serie A, i lavori da effettuare sono ingenti, a partire dal potenziamento dell’impianto di illuminazione, passando per le telecamere, i tornelli, la goal line tecnology, inoltre la capienza dovrà probabilmente superare le trentasettemila unità, e per questo si dovrà lavorare giorno e notte per evitare che la squadra debba disputare le prime giornate della nuova stagione lontano da Salerno, inoltre, sul fil di lana, i due proprietari della Società hanno inviato alla FIGC tutte le documentazioni relative al passaggio dei pacchetti azionari a due società di trust terze che dovranno procedere alla vendita entro sei mesi, a prescindere dalle offerte, ma questa operazione non è servita a tranquillizzare una tifoseria in fermento che da tempo chiedeva a Lotito e Mezzaroma di farsi da parte e che, meno di una settimana fa, a mezzo il “Salerno Club 2010” aveva chiesto ufficialmente ai due azionisti di “fare chiarezza sullo stato dell’arte a tre giorni dalla dead line imposta dalla Federcalcio”
Ma anche se la Federcalcio, nonostante i paletti imposti, ratificherà l’operazione permettendo alla Salernitana di iscriversi al massimo campionato, le problematiche da risolvere restano tante, perché la rosa va rafforzata onde evitare di disputare un campionato in tono dimesso, come accaduto oltre venti anni fa, e non si comprende a chi toccherà questo arduo compito, e cosa ben più rilevante con quali fondi a disposizione si potrà operare sul mercato, visto che la Melior Trust srl e la Wildar Trust srl avranno solo il compito di trovare, entro sei mesi, acquirenti disposti a soddisfare le esose ed irricevibili pretese degli attuali azionisti, azionisti che inspiegabilmente non hanno programmato a tempo debito la cessione di una Società che veleggiava verso una probabile promozione infilandosi in un imbuto da cui è difficile venirne fuori.