di Lucio Marinucci
Mentre il Mondo si risveglia normalmente in un placido Sabato di inizio Luglio, il buongiorno per gli italiani ha un sapore ben più dolce. L’adrenalina e la tensione hanno lasciato lentamente il posto ad un gustoso senso di appagamento e benessere, capace di farci apprezzare un cielo più azzurro in tutti i sensi. La serata di ieri ci ha donato la semifinale di una competizione internazionale che mancava dal lontano 2012, ma soprattutto ci ha donato la consapevolezza di aver conquistato a pieno merito l’accesso tra le prime quattro d’Europa. È vero, il Belgio è sceso in campo senza Eden Hazard e con un De Bruyne a mezzo servizio, ma la prestazione sfoggiata dall’Italia ha rasentato la perfezione. Nel dinamico palleggio, nel rigore delle marcature preventive e persino nella capacità di soffrire abbiamo potuto ammirare le doti che contraddistinguono una grande squadra; solo Di Lorenzo, tormentato dall’indemoniato Doku, e Immobile, mai capace di trovare il guizzo giusto, hanno faticato più degli altri, ma per il resto il 2-1 è il frutto di una prestazione corale da applausi. Nell’armonico concerto eseguito dall’orchestra di Mancini però, l’unica nota stonata è la notizia della rottura del tendine d’Achille di Leonardo Spinazzola, indubbiamente il migliore azzurro di questo Europeo. Le sue lacrime in campo hanno fatto male a chiunque, ma è da lì che dobbiamo partire; è da quel senso di appartenenza, da quella caparbietà, da quella voglia di vincere che dobbiamo costruire il nostro prossimo futuro. Ora si vola a Londra, dove ci attende la Spagna di Luis Enrique. Le furie rosse non hanno mai convinto pienamente, ma alcuni nomi, specialmente a centrocampo, non devono minimamente farci abbassare la guardia. La sfida sarà quantomai ostica e a farle da cornice sarà lo splendido teatro dei sogni di Wembley, sperando che quei sogni possano diventare finalmente realtà.